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Come si scrive un testo di storia
U NIVERSITÀ DEGLI S TUDI DI S IENA – F ACOLTÀ DI L ETTERE E F ILOSOFIA
Corso di Storia contemporanea 1 – Prof. Tommaso Detti
Come si scrive un testo di storia. Nozioni elementari
Come si scrive un testo di storia? Naturalmente in buon italiano, o
quanto meno in un italiano corretto, privo cioè di errori di ortografia,
di grammatica e di sintassi: siamo all'università, e per di più in una
Facoltà di lettere e filosofia, cosicché questi requisiti non dovrebbero
essere neppure essere ricordati; mi perdonerete se l'ho fatto, ma una
lunga esperienza mi induce ad affermare che non si tratta di avverten-
ze superflue.
Ciò detto, le questioni che dobbiamo affrontare riguardano in so-
stanza le peculiarità di un testo di storia. Per una parte non seconda-
ria, peraltro, queste non sono appannaggio esclusivo della scrittura
della storia, che in realtà le condivide con altre discipline, ma ovvia-
mente noi le prenderemo in esame facendo specifico riferimento alla
nostra.
Un testo di storia può incorporare immagini fotografiche, istogram-
mi, cartografie, tabelle e altri oggetti, ma in linea di massima è costi-
tuito da parole. Mentre però un'opera narrativa di norma è costituita
da una successione di periodi anche graficamente uniformi, la pagina
di un saggio – sia esso di storia, di sociologia, di filosofia, di critica let-
teraria o altro – si presenta al lettore come una struttura più comples-
sa.
Schematizzando un po', questo tipo di pagina può essere suddiviso
in tre parti essenziali:
1) il testo vero e proprio, scritto direttamente dall'autore;
2) eventuali citazioni, cioè blocchi di testo non scritti dall'autore,
ma riprodotti da altri testi o da fonti di varia natura;
3) le note a piè di pagina.
Non sempre, e comunque non in ogni pagina, questi tre blocchi di
testo sono presenti: alcuni editori pubblicano le note non a piè di pa-
gina, ma in fondo al capitolo o al volume, ed è ovvio che possano es-
serci pagine prive di citazioni e di note. La pagina tipo di un testo di
storia, comunque, presenta un aspetto di questo genere (si tratta delle
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pp. 48-49 del libro di Enzo Traverso, Il totalitarismo , Bruno Monda-
dori, Milano 2002):
Le note sono collegate alle altre parti da un numero progressivo,
che in genere viene scritto in esponente. Nel caso di una citazione la
nota è obbligatoria: trattandosi di un testo che non è farina del sacco
dell'autore, l'indicazione della sua provenienza non è soltanto neces-
saria per consentire al lettore di risalire alla fonte e verificarla, ma è
anche la condizione necessaria per evitare all'autore un'accusa di pla-
gio. Nell'esempio che segue la citazione a metà di p. 49 è tratta da
un'opera di Jacques Maritain e Traverso ne indica la provenienza nella
nota n. 17.
Le citazioni vengono solitamente composte in un corpo tipografico
più piccolo di quello del testo, in alcuni casi (come questo) con un
rientro del margine di sinistra, e sono precedute e seguite da uno spa-
zio che le separa dal testo. Non tutte le citazioni, tuttavia, vengono
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impaginate così: questa modalità si usa quando il testo citato supera,
a seconda dei casi, le tre o le cinque righe. Quando la citazione è più
breve, invece, essa viene inserita nel corpo del testo senza alcuno spa-
zio separatore ed è composta nel medesimo corpo tipografico.
Nel caso di citazioni lunghe, la composizione in corpo minore e gli
spazi che la separano dal testo sono sufficienti a mostrare quali siano
le parole citate. Nel caso di citazioni brevi, invece, il semplice rinvio
ad una nota non è sufficiente perché le parole citate sono incastonate
tra quelle dell'autore senza alcuna separazione e nello stesso corpo ti-
pografico. Per questo è necessario racchiuderle fra due virgolette.
Nella nostra pagina vedete una citazione di questo genere; è così
breve da essere composta di due sole parole, ma tanto basta: essa è
racchiusa tra due virgolette particolari, che per ragioni intuitive si
chiamano caporali: « »
Ciò detto, le note non si usano soltanto per indicare la provenienza
delle citazioni, ma anche per fare dei riferimenti indiretti. È il caso
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della nota n. 15 della p. 48 del nostro esempio. Qui Traverso parla di
un articolo pubblicato nel 1939; non ne trascrive alcun brano, ma ne
riporta in nota gli estremi bibliografici.
Esistono anche altri casi nei quali le note sono necessarie:
1. quando un testo non è citato letteralmente, ma viene parafra-
sato o riassunto dall'autore; il fatto che in casi del genere non
occorano virgolette non ci esime da citare gli autori dei quali
parliamo;
2. quando si fanno riferimenti ancora più indiretti. Se ad es. mi
capita di accennare a un evento o a un problema storico che
non viene trattato nel mio testo, posso inserire una nota del
tipo «su questo argomento cfr. (confronta)» e citare il libro o i
libri che ne trattano. Così come, se mi riferisco a un dibattito
interpretativo su questo o quel problema, e se su di esso è di-
sponibile una rassegna critica, può essere opportuno rinviarvi
in nota.
3. Le note a piè di pagina possono essere inoltre utilizzate come
contenitori utilizzabili per fornire precisazioni e chiarimenti di
vario genere, che se inseriti nel testo potrebbero interrompere
il filo del discorso.
4. Le note, infine, sono anche spazi utilizzabili per svolgere alcu-
ne considerazioni integrative o di rilievo secondario, che si ri-
tengono utili ma interromperebbero il filo del discorso perché
più lunghe di un semplice chiarimento tecnico. In questo caso
le note vengono a configurarsi come una sorta di secondo li-
vello del testo. Inutile dire che se le note non vengono compo-
ste a piè di pagina, ma alla fine del capitolo o del libro, questa
procedura perde gran parte della sua funzionalità perché il
collegamento fra testo e note è molto più complicato e scorag-
gia il lettore da muoversi con lo sguardo dal primo alle secon-
de.
Quanto devono essere lunghe le note? E quanto devono essere lun-
ghe le citazioni? In entrambi i casi è bene non eccedere. Per quanto
riguarda le note, è vero che uno studioso ancora non affermato e (a
maggior ragione) uno studente possono avere delle attenuanti perché
sono tenuti a dimostrare di padroneggiare la materia di cui trattano,
ma in ogni caso le note devono essere per quanto possibile contenute.
Pagine costituite da tre righe di testo e per il resto da note, che pure
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qualche volta capita di leggere, sono assolutamente insopportabili.
Anche le citazioni non possono essere troppo lunghe. Di nuovo non
esiste una regola precisa, ma se non altro possiamo enunciare un paio
di criteri:
1. Una lunga citazione si giustifica tanto più, quanto più è auto-
revole l'autore del testo citato e/o è pertinente, corposo, signi-
ficativo, originale il suo contenuto;
2. Questo criterio rinvia a un altro, dal quale è ancora più impor-
tante non prescindere: una citazione deve essere utile. Nel suo
vecchio libro Come si fa una tesi di laurea (Bompiani, Milano
1977), Umberto Eco porta questo esempio: «Le comunicazioni
di massa costituiscono, come dice McLuhan, “uno dei fenome-
ni centrali del nostro tempo”». Non c'era alcun bisogno di sco-
modare McLuhan per fargli dire una simile ovvietà. Quando ci
si serve di una citazione per appoggiarsi all'autorità di qualcu-
no, ha senso farlo per affermazioni un po' più impegnative.
Oltre a ciò, le citazioni devono essere fedeli. Ciò che è stato scritto
da un altro, chiunque esso sia, deve essere riprodotto tale e quale,
senza alcuna alterazione neppure formale.
Se un autore scrive al presente e ciò vi crea qualche problema per-
ché voi state invece scrivendo, poniamo, all'imperfetto, il rispetto che
è dovuto alla consecutio temporum può suggerire di modificare il
tempo di un verbo, ma questo intervento deve essere segnalato: si
può farlo scrivendo il verbo in corsivo, oppure racchiudendolo fra due
parentesi quadre.
Allo stesso modo devono essere segnalate eventuali omissioni. Se
ad esempio, per brevità, decidete di non riprodurre un inciso, potete
farlo ma siete tenuti a segnalarlo inserendo tre puntini di sospensione
al posto della parte eliminata. I punti di sospensione sono tre e sol-
tanto tre: non due, quattro o cinque. E poiché può ben darsi che un
testo citato contenga esso stesso dei punti di sospensione, i vostri
debbono essere distinti inserendoli tra due parentesi quadre: […]
Poiché la fedeltà all'originale deve essere totale, non è ammesso
neppure che vengano corretti errori, refusi tipografici o sgrammatica-
ture del testo citato. Questi vanno riportati tali e quali, salvo che – per
evitare che vengano attribuiti a voi – conviene farli seguire da un sic
(così) tra parentesi quadre: [ sic ]
Può inoltre accadere che il testo da voi citato contenga a sua volta
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