Summa Theologiae Di Tommaso D'aquino.pdf

(47 KB) Pobierz
Stampa
LA LETTERATURA ITALIANA EINAUDI
Vol. I - Il Duecento e Dante
Summa Theologiae di Tommaso d'Aquino
Trattato teologico e filosfico latino, diviso in tre parti, per complessive 512
questioni (parte I, questioni 1-119; I-II, 1-114; II-II, 1-189; III, 1-90;
Supplementum, 1-99). Cronologia di composizione: parte I (Roma [e
Viterbo?] 1266-68); parte II, la più estesa e suddivisa in due parti (Roma
1268 - Parigi 1269-72); parte III (Parigi, primavera 1272 - Napoli, settembre
1272-73). Altri (Gauthier, Introduction, 1993) vuole che il grosso dell’opera
(parte II e inizio della III) sia stato scritto a Parigi (1271-72). Il 6 dicembre
1273 T. smise di scrivere a causa di una grave malattia e la Summa
Theologiae, interrotta alla questione 90 della parte III, fu completata con un
Supplementum da Reginaldo da Piperno attingendo al commento di
Tommaso d’Aquino alle Sentenze. Numerosissimi i manoscritti pervenutici:
246 (parte I), 220 (I-II), 280 (II-II), 213 (III); 42 (Supplementum), oltre a 235
frammenti di varie parti. Ed. pr. in Opera omnia, Roma 1570 (Editio Piana,
17 tt. in 15 voll., con commento del cardinale Gaetano alla S.).
La struttura dell’opera deriva dall’analisi dell’ordine interno della disciplina
teologica (“summa” vuol dire esposizione sistematica dei principî e delle
dottrine di una scienza). La questione 1 afferma preliminarmente che la
teologia, dottrina sacra, è necessaria per la salvezza dell’uomo; che è una
scienza in quanto procede dimostrativamente a partire dai principî di una
scienza superiore, quella divina, rivelati come articoli di fede; che è una
scienza speculativa ma anche pratica; che è sapienza perché ha per
oggetto Dio. Per questo “lo scopo della dottrina sacra è — secondo T. — la
conoscenza di Dio, non solo in se stesso, ma anche come principio e fine
delle cose, specialmente della creatura razionale” (I, questione 2, Prologo).
La parte I tratterà dunque di Dio, la II del movimento della creatura razionale
verso Dio, la III di Cristo il quale, nella misura in cui è uomo, è per noi la via
di ascesa a Dio (ibid.). La parte I si articola in tre nuclei tematici: la natura di
Dio, la distinzione delle tre persone divine, la processione delle creature da
Dio, ovvero la creazione. In merito all’essenza di Dio, inconoscibile per
l’uomo, si dimostra che Dio esiste, quali i suoi modi di essere, o meglio di
non essere, in che modo lo conosciamo e lo denominiamo. L’esistenza di
Dio non è evidente per l’uomo e non può essere dimostrata a priori ma a
posteriori, a partire dai suoi effetti, che sono per noi evidenti e dai quali è
costituito l’universo. Così Dio è primo motore, causa prima, essere
necessario e perfetto a fronte degli esseri contingenti e imperfetti, è ordine e
fine di tutte le cose. Inoltre Dio è assoluta semplicità, sommo bene, infinito,
eterno, uno. In merito alla Trinità, viene presentata la derivazione del Verbo
da Dio come una generazione, si dimostra la pluralità delle persone in Dio e
come il nome di “persona” convenga a Dio ancor più che alle creature.
Quanto alla derivazione delle creature da Dio, ha inizio, con la creazione
dell’uomo, la trattazione della creatura razionale, che proseguirà nella parte
II con l’etica. Gli esseri vengono costituiti secondo distinzioni e gradi; alla
©2000 Einaudi - Mondadori
62333225.001.png
trattazione sugli angeli (creature spirituali), fa seguito la descrizione
dell’opera dei sei giorni (creature corporee). L’uomo è invece composto
dall’unione di anima e corpo. Anche se, aristotelicamente, l’anima razionale
è forma sostanziale del corpo, essa è principio incorporeo sussistente per
sé, e quindi incorruttibile e immortale. Infatti le attività di conoscere e volere
si esercitano senza un organo corporeo. Contro gli averroisti T. nega che ci
sia un unico intelletto per tutti gli uomini e sostiene quindi l’immortalità
dell’anima razionale individuale, propria di ogni singolo uomo. L’intelletto è
passivo quando è in potenza rispetto agli intelligibili (intelletto possibile); è
attivo (intelletto agente) quando astrae le specie intelligibili dalle forme
sensibili, le rende intelligibili in atto e le fornisce all’intelletto passivo. Nella
parte II, dove Dio è fine dell’attività dell’uomo, l’etica analizza gli atti umani, i
mezzi virtuosi adottati nel movimento di ritorno a Dio. Sia il nesso tra le parti
I e II, che l’ordine interno della II sono riconducibili al criterio neoplatonico
che lega modello e copia. Infatti le ragioni della connessione tra exitus e
reditus, tra creazione e salvezza stanno nelle modalità della creazione
dell’uomo a immagine di Dio, nel rapporto tra Dio-modello e uomo-immagine
di Dio, che a Dio tende. La parte II è divisa in due parti. La prima (I-II), dopo
la considerazione preliminare della beatitudine, felicità che è
contemplazione di Dio e fine ultimo dell’uomo, studia la volontà umana,
l’uomo dotato di libero arbitrio e quindi responsabile delle proprie azioni, sia
di quelle intraprese in vista del raggiungimento della felicità, sia di quelle che
da essa deviano. Segue l’analisi di queste azioni: della bontà e malizia in
generale, poi delle passioni (amore, odio, concupiscenza, diletto, dolore o
tristezza, timore, audacia, ira); delle virtù, distinte in intellettuali (sapienza,
scienza, intelletto, arte, prudenza), etiche (magnanimità, amicizia, ecc.),
cardinali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza), teologiche (fede,
speranza, carità); troviamo poi l’esame delle modalità e delle cause dei vizi
e dei peccati e del peccato originale; la cupidigia e la superbia sono
considerate l’origine di tutti i peccati. Nella condotta delle azioni umane la
sinderesi, o coscienza, è la legge dell’intelletto che contiene i precetti della
legge naturale verso il bene, mentre è la ragione che discerne cosa è bene
e cosa è male. La I-II si conclude con la distinzione della legge eterna,
naturale e umana, e con la trattazione della grazia divina e del merito. La
seconda parte della parte II (II-II) è dedicata all’analisi dettagliata dei singoli
vizi e delle corrispondenti virtù. Segue l’esposizione della vita attiva e
contemplativa e degli stati di perfezione religiosa. Nella parte III prosegue il
movimento di ritorno verso Dio, ma si passa dall’ordine necessario alle
vicende storiche della Salvezza: l’incarnazione del Cristo e i sacramenti
come mezzi di riscatto. Il Supplementum completa l’analisi dei sacramenti e
tratta della resurrezione.
Opera fondativa della teologia cristiana e capolavoro della filosofia
medievale, la S. è una vasta sistemazione razionale del dato rivelato, di Dio
e dell’uomo, e si serve del metodo argomentativo della scienza aristotelica,
derivato dagli Analitici posteriori, coniugando le strutture della fisica,
psicologia, metafisica ed etica aristoteliche agli schemi del neoplatonismo
cristiano e arabo. Profondo l’influsso della S. sulla dantesca Commedia (T. è
personaggio in Par. X-XIII) per l’impostazione sistematica e per i continui
riferimenti dottrinali a temi teologici ed etico-politici.
Edd. in Opera omnia, tt. I-IV, . Fiaccadori, Parma 1852-54; in Opera omnia,
iussu impensaque Leonis XIII P. M. edita, tt. IV-XII, Propaganda Fide, Roma
1888-1906; 4 voll., Marietti, Torino 1948 (testo Leonino senza apparato);
Studium domenicano, 5 voll., Ottawa 1941-45 (testo della Piana del 1570
con alcune varianti della Leonina, con eccellenti note, a c. di I. T.
Zgłoś jeśli naruszono regulamin