La Stampa - 18.07.2009.pdf

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LA STAMPA
NA
QUOTIDIANO FONDATO NEL 1867
SABATO 18 LUGLIO 2009 ANNO 143 N. 196 • 1,00
IN ITALIA (PREZZI PROMOZIONALI ED ESTERO IN ULTIMA) SPEDIZIONE ABB. POSTALE - D.L. 353/03 (CONV. IN L. 27/02/04) ART. 1 COMMA 1, DCB - TO www.lastampa.it
Sorpresi dal maltempo
Paura alla Grande Boucle
Calciomercato
Tragedia sul Rosa
morti tre alpinisti
Spari contro il Tour
Due ciclisti feriti
Ibra al Barcellona
Eto’o verso l’Inter
Salvato il quarto scalatore, francese
Una guida: hanno sbagliato strada
Altri 4 spagnoli bloccati sul Cervino
Proiettili di pistola ad aria compressa
colpiscono l’ex iridato spagnolo Freire
e il neozelandese Dean: non sono gravi
Dopo Kakà un’altra star lascia l’Italia
Ai nerazzurri il campione africano
che ha vinto Champions e Liga
Macchiavello A PAGINA 19
Ranieri A PAGINA 44
Beccantini e Cairati A PAGINA 39
P AUL
S AMUELSON
Atto d’accusa dell’ex presidente contro Ahmadinejad: il leader sia scelto dal popolo
Torna l’onda verde in Iran
SCUOLA
IL DEFICIT
DEGLI STATI
CI SALVERA’
Marco Rossi-Doria
Rafsanjani sfida il potere
Ancora scontri a Teheran, la polizia bastona gli studenti in piazza
Non fa male
ripetere
un anno
L a favola racconta di
quel ragazzo che
gridava «al lupo»
quando il lupo non
c’era, e quando il lu-
po è arrivato davvero il ragaz-
zo ha gridato ma nessuno gli
ha creduto. Dall’inizio delle
turbolenze globali nel 2007 i
guru di Wall Street e i respon-
sabili governativi hanno pro-
clamato che la ripresa sareb-
be arrivata nella seconda me-
tà del 2009 o nel primo trime-
stre del 2010, e che non dove-
vamo aver paura di niente se
non della paura stessa.
Bene, adesso siamo entrati
nel secondo semestre del
2009, e la disoccupazione sta
ancora cre-
scendo, al pa-
ri delle ban-
carotte e del-
le insolvenze
sui mutui. A
dispetto del-
la mirabile
operazione
di soccorso
orchestrata
dal team di
Obama, dal-
la Bank of
England e dalla Bce, continua
il circolo vizioso di consumato-
ri e investitori troppo spaven-
tati per spendere. Perciò la di-
soccupazione crescerà anco-
ra, e la caduta del prodotto lor-
do si aggraverà.
È ragionevole per una ban-
ca appena salvata dal soccor-
so pubblico essere un po’ timo-
rosa nel concedere prestiti a
rischio. Come mai l’ortodossia
delle banche centrali non rie-
sce a contrastare l’accelerazio-
ne della recessione? I tassi di
interesse sono prossimi allo
zero. Quando alcuni di noi (po-
chi) ammonivano nella prima-
vera del 2007 che una ripresa
economica degna di questo no-
me avrebbe potuto farsi atten-
dere per anni, figuravamo co-
me una minoranza di lunatici.
A rturo ha fatto settan-
ta giorni di assenza ed
è entrato altre quaran-
ta volte alla seconda ora.
Chiara non si è presentata a
oltre metà dei compiti in clas-
se e si è detta impreparata a
interrogazioni programma-
te, due volte su tre. Antonio
non ha mai terminato un im-
pianto elettrico che non an-
dasse in corto.
I Ancora scontri in piaz-
za a Teheran, ancora donne
alla guida della protesta con-
tro Ahmadinejad, ancora pe-
staggi della polizia. Nel gior-
no della preghiera in Iran è
tornata l’onda verde degli
studenti, con l’appoggio del-
l’ex presidente Hashemi
Rafsanjani. Nel suo sermone,
l’ayatollah ha detto che per ri-
guadagnare la fiducia «il pre-
sidente deve venire scelto dal
popolo» e ha chiesto al regi-
me di liberare i prigionieri.
Aggredito il leader riformista
Karrubi.
Molinari e Zafesova A PAGINA 5
ATTENTATO IN INDONESIA: 9 VITTIME
Bombe contro gli hotel di lusso
Al Qaeda fa strage a Giakarta
Alessandro Ursic A PAGINA 4
CONTINUA A PAGINA 31
OPERATO AD AOSTA, STA BENE. CONFERMATI TUTTI I SUOI IMPEGNI
In lieve ribasso anche i prezzi di acquisto
La crisi del mattone
crollano le vendite
Previsto un calo del 12% a fine anno
Parla
Geithner
Il ministro
diObama
«Ripresa
più vicina»
Frachon e Lauer
A PAGINA 7
I L’Italia sembra non cre-
dere più nel mattone come
un tempo: la crisi colpisce an-
che il settore immobiliare.
Lo rivela il rapporto di Nomi-
sma, nella fotografia relativa
ai primi mesi del 2009: l’isti-
tuto di ricerca bolognese ri-
tiene che alla fine dell’anno
le compravendite saranno
600 mila, pari al 12,5 per cen-
to in meno rispetto al 2008.
Sono in calo anche i prezzi
delle case, mentre si allunga-
no i tempi per concludere
una compravendita. A fine
anno il valore degli immobili
(già sceso del 3,5%) potrebbe
calare dell’8 per cento rispet-
to all’anno precedente. Oggi
vendere un appartamento ri-
chiede circa 6 mesi, con scon-
ti che raggiungono il 7 per
cento. Sempre di più le fami-
glie così devono trovare rifu-
gio in periferia.
Fornovo e Riccio A PAGINA 9
NUOVA INFLUENZA
«Papà, credo
di aver preso
lasuina»
I contagi sono in crescita
Benedetto XVI ha lasciato l’ospedale di Aosta con un tutore
Galeazzi e Sergi ALLE PAGINE 2 E 3
Panico in famiglia
tra genitori a Roma
e figli in Inghilterra
Il Papa cade e si rompe un polso
Bagnoli, Nicoletti e Pagani
ALLE PAGINE10 E 11
CONTINUA A PAGINA 31
Buongiorno
M ASSIMO G RAMELLINI
Perché Grillo
Basta ascoltare qualsiasi elettore del Pd per comprende-
re che l’affare Grillo non si chiuderà con un cavillo burocra-
tico o un «vaffa» di scherno. Intendiamoci. Grillo è solo l’ido-
lo di una piccola minoranza che si sente il centro buono del
mondo: la classica malattia dei drogati di Internet che so-
pravvalutano la Rete, sovrapponendo la vita che scorre lì
dentro a quella reale. Ciò che lo rende dirompente non è
quindi lo strumento ma il messaggio, riassumibile in un pen-
siero semplicissimo: via tutti i dirigenti. Via, perché questo
tempo non è più il loro tempo. Grillo è la versione nostrana
di Michael Moore, il regista che da anni sbertuccia il Potere
americano. Moore ha avuto peso politico fin quando i demo-
cratici si affidavano ai Clinton e ai Kerry. Poi però è arriva-
to Obama. Mica Franceschini e Bersani, emozionanti come
un brodino di pollo con contorno di prugne cotte. Quindi il
problema non è Grillo. E’ che qui Obama non arriva mai.
Che mentre nel mondo la sinistra conserva il nome e cam-
bia le facce, da noi cambia nome di continuo ma le facce re-
stano sempre le stesse: al massimo i sederi scalano di qual-
che fila. Si procede per cooptazione, invece che per elimina-
zione, come dimostra il caso di Debora Serracchiani, che
uscì dall'anonimato per aver osato cantarle chiare al segre-
tario ed è già diventata la sua chierichetta.
Da liberale all’antica, confesso che Grillo e Di Pietro mi
fanno un po’ paura. Però riconosco che il credito di cui go-
dono, anche presso chi non li ama, esprime in modo sgan-
gherato il sanissimo desiderio di sparare finalmente sul
quartier generale.
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2 Primo Piano
LA STAMPA
SABATO 18 LUGLIO 2009
U
ILPAPAINVALLED’AOSTA
LA FRATTURA A UN POLSO
Parole
di affetto
e auguri
«Desidero esprimerle i miei
auspici di pronta guarigione»
Giorgio Napolitano
Presidente della Repubblica
come tutti gli altri”
Ratzinger dopo l’operazione: domenica reciterò l’Angelus
GIACOMO GALEAZZI
INVIATO A LES COMBES (Aosta)
L’unica variazione è l’Anello
del Pescatore (simbolo del
ministero petrino) spostato
dall’anulare della mano de-
stra a quello della mano sini-
stra. Per il resto il polso rotto
e immobilizzato da una stec-
ca in vetroresina non modifi-
cherà in nulla i piani di Bene-
detto XVI che domani, come
da programma, reciterà l’An-
gelus in mondovisione a Ro-
mano Canavese.
L’imprevisto per papa Ra-
tzinger nella quiete della Val
d’Aosta si è manifestato sot-
to forma di un incidente do-
mestico che ha movimentato
ma non stravolto le vacanze
a Les Combes. Al primo pia-
no della villetta dei Salesiani,
nella notte tra giovedì e ve-
nerdì il Papa è uscito dalla
sua stanza per raggiungere il
bagno ed è caduto riportan-
do una frattura scomposta
del polso destro. Il Pontefice
ni Paolo II (del quale si sono fa-
voleggiati i meriti sportivi),
che pure ebbe a che fare con
ben più seri problemi di salu-
te, a cominciare dall’attentato
del 1981. La prima volta, Wojty-
la cadde nel 1993, a 73 anni, in-
ciampando nella moquette dei
gradini del podio nell’Aula del-
le benedizioni, in Vaticano.
Già provato dalle conseguenze
dell’attentato, Wojtyla uscì
dall’aula salutando e solo qual-
che ora dopo si fece accompa-
gnare al Policlinico Gemelli,
dove gli fu riscontrata una lus-
sazione alla spalla destra.
L’anno dopo scivolò invece,
come ieri Ratzinger, nella
stanza da bagno riportando la
frattura del femore destro,
che lo fece a lungo soffrire. È
sempre alta, comunque, l’at-
tenzione per il lato più umano
dei Papi del resto del mondo,
pronto a interrogarsi, con
Wojtyla, perfino per un graffio
notato sul mento. A lui, dopo
la seconda caduta, arrivò in do-
no da un gruppo bimbi di stra-
da brasiliani un paio di ciabat-
te «anticaduta». Neanche i vi-
cari di Cristo, quindi, sfuggo-
no alle insidie della quotidiani-
tà. Ieri tra un esame e l’altro,
Benedetto XVI ha chiesto di
avere un breviario per la pre-
ghiera. Ha così trascorso i mo-
menti che hanno preceduto
l’operazione, in una sala vicino
alla sala chirurgica, occupata
per un intervento di peritoni-
te. Dall’accettazione ai ferri
chirurgici «voglio rispettare le
normali procedure», ha racco-
mandato ai medici.
Non ha avvertito
padre Georg
e ha voluto aspettare
la mattina per la visita
non ha subito avvisato il se-
gretario don George, che dor-
me nella camera accanto e
quindi non è andato imme-
diatamente all’ospedale. Ha
aspettato la mattina ed è en-
trato nel pronto soccorso
cammindando sulle sue gam-
be. Nessun malore, sottoli-
nea il portavoce Federico
Lombardi, ma una scivolata.
Ad Aosta i medici lo hanno vi-
sitato, sottoposto ad una ra-
diografia e quindi a un picco-
lo intervento.
All’uscita della sala opera-
toria hanno assicurato che
non si registra alcun proble-
ma di funzionalità dell’arto.
Benedetto XVI è uscito dal-
l’ospedale alle 16, abbassan-
do il finestrino per salutare i
fedeli in attesa davanti al
«Parini». «Sto bene, grazie a
tutti», ha sorriso, mostrando
un apparecchio rigido che
sporge leggermente dalla
manica destra e tiene blocca-
ta la mano che ha firmato
l’enciclica «Caritas in verita-
te». Il tutto è avvenuto con
una grande tranquillità da
parte dei medici, del Papa,
del suo staff. Del resto Jose-
ph Ratzinger, a 82 anni, ha
già dato prova di grande for-
za fisica negli ultimi, faticosi,
viaggi in Africa e in Terra
Santa, senza contare l’inin-
terrotto lavoro intellettuale.
Da cardinale ebbe un pri-
mo incidente 17 anni fa. In
una pausa estiva dal suo inca-
rico di capo dell’ex Sant’Uffi-
zio si trovava in vacanza in
montagna, a Bressanone, e
cadde in bagno battendo il
capo. Fu ricoverato in ospe-
dale, dove gli fu suturata la
ferita e rimase un paio di gior-
ni in osservazione. Nel maggio
dello scorso anno, un piccolo
episodio di tutt’altro tenore:
un inciampo nella veste, salen-
do verso l’altare della basilica
di San Pietro durante la messa
della Pentecoste. Restò in gi-
nocchio qualche secondo, e la
maggior parte dei fedeli non
se ne sarebbe accorta, se non
fosse stato per le foto sui gior-
nali il giorno dopo. Da allora,
gli hanno accorciato le vesti.
Poi un altro inciampo nella vi-
sita in Abruzzo, ma senza con-
seguenze.
Giovedì notte, l’ultimo, ba-
nale incidente, «del tutto acci-
dentale», assicurano i collabo-
ratori. Un episodio che i sani-
tari escludono di poter ricon-
durre a un malore e al quale
Ratzinger ha reagito con la
tempra di sempre: ha atteso la
mattina, ha celebrato messa e
ha fatto colazione prima di far-
si accompagnare all’ospedale.
Gli incidenti domestici non ri-
sparmiarono neanche Giovan-
I medici: potrà suonare di nuovo il piano
Mezz’ora in sala
operatoria:
due fili di metallo
e un tutore
sto a intervento di riduzione e
osteosintesi in anestesia loca-
le. I medici gli hanno poi appli-
cato un tutore gessato, che il
Papa dovrà tenere per 30 gior-
ni. Per il resto, nessun proble-
ma. «L’età del Pontefice non
conta - ha spiegato Mancini -.
Con una buona riabilitazione,
dopo il periodo di gesso, guari-
rà pienamente».
Mancini, un maestro di sci
dalla battuta pronta, era in sa-
la operatoria per un’urgenza
quando è stato avvertito dal
personale paramedico: «Dotto-
re, quando ha finito può veni-
re? C’è il Papa sottoposto a vi-
sita radiologica». «E’ stato un
giorno speciale, questo senza
dubbio - racconta l’ortopedi-
co, mentre rientra in reparto
lontano dai flash dei fotografi
-. Non posso negare che ci sia
una certa emozione, quando ti
rendi conto che dovrai opera-
re il Papa. Lui è stato estrema-
mente tranquillo e sereno. Gli
ho spiegato il tipo di problema
e le soluzioni prospettate e lui
ha risposto “Va bene, fate pu-
re tutto ciò che è necessario”.
Non si è mai lamentato per il
dolore della lesione».
L’intervento di «riduzione
e osteosintesi» della frattura
scomposta è cominciato alle 13
ed è durato 35 minuti. In pre-
cedenza il Papa era stato ac-
colto dal personale del Pronto
soccorso, poi accompagnato
in radiologia e alle visite ritua-
li pre-anestesia. Il fatto che
avesse fatto colazione ha in-
dotto i medici ad attendere cir-
ca tre ore prima di dare inizio
all’intervento. Il check-up
completo a cui è stato sottopo-
sto Benedetto XVI prima di en-
trare in sala operatoria ha
escluso ogni problema cardio-
circolatorio.
«Con una sorta di trapano
chirurgico - ha spiegato Ma-
nuel Mancini - sono stati fatti
due fori in cui sono stati infila-
ti due fili di metallo, che hanno
messo in trazione l’osso del
polso. Questo ha permesso un
ottimo allineamento e una ga-
ranzia di ripresa al 100%. Per
noi è stato un intervento di
routine, che chiamiamo “a cie-
lo coperto”, cioè senza alcun
taglio di cute». Per immobiliz-
zare il polso dopo l’intervento
è stato utilizzato un gesso leg-
gero, in fibra. Le punte dei due
fili metallici rimangono sotto
l’ingessatura e verranno sfila-
te in una fase successiva.
All’uscita dall’ospedale il
Papa ha voluto ringraziare me-
dici e infermieri che lo hanno
assistito. E si è anche scusato
per «l’involontario trambu-
sto» provocato dal suo arrivo
all’«Umberto Parini». [S. SER.]
AOSTA
«Il Papa potrà a tornare a suo-
nare il piano, a scrivere e ad
avere pieno possesso dei movi-
menti della mano destra». Pa-
rola di Manuel Mancini, 49 an-
ni, il primario di Ortopedia del-
l’ospedale di Aosta che ieri ha
operato il Pontefice insieme
con la collega Laura Mus, il
primario di Rianimazione En-
rico Visetti e l’altro rianimato-
re Marco Fondi.
Benedetto XVI ha riporta-
to una frattura scomposta al
polso destro ed è stato sottopo-
L’ortopedico Manuel Mancini
“Sono un paziente
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SABATO 18 LUGLIO 2009 Primo Piano 3
«Dispiaciuti per l’incidente
in cui il Papa è incorso»
Augusto Rollandin
Presidente della Regione Valle d’Aosta
«Devota e filiale vicinanza
della città di Roma»
Gianni Alemanno
Sindaco di Roma
«Mi auguro che la frattura
non procuri sofferenza»
Severino Poletto
arcivescovo di Torino
Il saluto
Papa
Ratzinger
esce
dall’ospedale
con il tutore
che gli fascia
il polso
destro
Reportage
STEFANO SERGI
AOSTA
Nell’ospedale
caos, tensione
e malumori
le 8,30 da Les
Combes ha tra-
sformato un ve-
nerdì 17 nel gior-
no più lungo dell’ospedale di
Aosta: «Il Papa ha necessità
di fare accertamenti radiolo-
gici» ha spiegato l’entourage
di Benedetto XVI.
In quell’istante è partito
un domino di chiamate per
predisporre l’arrivo del Pon-
tefice e un servizio di prote-
zione. Era arrivato il giorno
che tutti, nell’ospedale intito-
lato al chirurgo Umberto Pa-
rini, si erano sempre augura-
ti di non dover vedere. Tutte
le forze dell’ordine disponibi-
li si sono concentrate sulla
struttura sanitaria regiona-
le, l’unica della Valle d’Aosta
a parte l’ospedale ginecologi-
co-geriatrico Beauregard.
Da Les Combes, intanto,
era partito il corteo di cinque
berline nere con il Papa e la
scorta. Alle 9,45 il Pontefice
è entrato dalla porta a vetri
del Dipartimento di emer-
genza come un paziente qua-
lunque o quasi. Abito bianco,
scarpe rosse e un ombrello
candido per ripararsi dalla
pioggia, Ratzinger ha rifiuta-
to la sedia a rotelle, preferen-
do camminare da una stanza
all’altra. Ai medici che lo han-
no accolto ha anche sottoline-
ato il fatto di voler essere
trattato come
un qualunque
paziente. E per
questo ha
aspettato il suo
turno per en-
trare in sala
operatoria.
Appena si è sparsa la vo-
ce del ricovero di Benedetto
XVI il circo mediatico ha pre-
so d’assalto il piazzale del-
l’Umberto Parini, mentre
una folla di curiosi via via
sempre più ampia ha occupa-
L’operazione
E’ durata
poco
più
di mezz’ora
e secondo
i medici
è riuscita
al 100%
L’ospedale Umberto Parini di Aosta assediato da giornalisti, fedeli e curiosi
Un giorno da E.R.
tra fede e cabala
Tanti in preghiera, c’è chi pensa al Lotto
Una donna: cacciata dal pronto soccorso
SICUREZZA
Bloccate alcune sale
in cui si svolgevano
esami diagnostici
to i marciapiedi. Sono arrivati
fedeli che hanno pregato, co-
me Giulia Zigarini, 70 anni:
«Oggi resto qui ad aspettare il
Pontefice, questa cosa è più
importante di tutto il resto».
C’è anche chi parte dal ve-
nerdì 17 per mescolare fede e
cabala. Sofia Fo-
retier, con la fi-
glia Federica di
10 anni, è davan-
ti all’ospedale
dalle 9,45. E’ sta-
ta la prima a ve-
der arrivare Benedetto XVI e
non si è più mossa. Chiede in
giro la data di nascita del Pon-
tefice per giocare al Lotto.
«Punto il 5, quinto giorno della
settimana - spiega -, il 17 che è
la data di oggi e l’82 che sono
gli anni del Pontefice. Ruota di
Roma, ovvio». La figlia la cor-
regge: «Giochiamo su tutte le
ruote, il Papa è buono, magari
ci porta fortuna». Davanti al-
l’ospedale c’è anche il tempo
per un brivido di paura, quan-
do il ramo di uno degli alberi
all’ingresso si spezza. E’ finito
al di là della re-
cinzione, sfioran-
do un paio di pas-
santi.
L’ospedale ha
350 posti e fino a
qualche anno fa,
durante le vacanze dei Papi, ri-
servava una sala operatoria
per un eventuale ricovero. Ora
non più e - assicura il direttore
sanitario Pierluigi Berti - «ab-
biamo fatto fronte a un caso
ordinario su un paziente stra-
ordinario. E tutto è andato be-
ne». Qualche malumore, in re-
altà, c’è stato, perché è impen-
sabile assistere il Papa come
un comune paziente.
Le ragioni di sicurezza han-
no imposto il blocco della sala
in cui si svolgeva un esame, ad
esempio la Radiologia. E qual-
cuno l’ha presa
malamente, co-
me un’anziana
di Biella che è
stata fatta usci-
re dal Pronto
soccorso. La
donna punta il dito sui modi
sbrigativi delle guardie del cor-
po del Papa: «E’ una vergogna,
mi sono alzata alle 5 per esse-
re qui. Capisco le ragioni di si-
curezza, ma queste guardie so-
no solo un eccesso di muscoli
del potere».
Intervista
“Quella notte
che Wojtyla
si ruppe il femore”
diretto nei soggiorni all’estero
in nunziatura: ci tiene a inco-
modare il meno possibile. Al-
l’ospedale di Aosta ha aspetta-
to il suo turno in accettazione
e in sala operatoria. E’ lo stes-
so stile semplice che aveva da
cardinale. Ogni mattina da ca-
sa sua in piazza della Città Leo-
nina arrivava a piedi al palaz-
zo del Sant’Uffizio, con il ba-
sco in testa e sotto braccio una
vecchia cartella di cuoio nero.
Rispondeva al saluto di tutti e
si fermava a scambiare quat-
tro parole, magari di musica
sacra, con chi lo incontrava
per strada».
E’ attento alla sua «privacy»?
«Si veste da solo, non si fa aiu-
tare dal cameriere nelle cose
personali. Del resto cammina
a passo svelto ed è autonomo
in tutto. Persino nei 35 gradi
dell’Angola si metteva il cap-
pello rosso di paglia e faceva
la sua immancabile passeggia-
ta. Credo che raccomandi a
chi gli sta accanto di lasciarlo
fare una vita il più possibile
normale».
Jena
Scivolate
DALL’INVIATO A LES COMBES (Aosta)
Gian Maria
Vian
È proprio un periodaccio
per i papi.
Gian Maria Vian
(direttore dell’Os-
servatore roma-
no e storico del
cristianesimo), an-
che a Wojtyla accadde due vol-
te di cadere. Neanche i Papi rie-
scono a sfuggire alle insidie
della quotidianità?
«Sono uomini come gli altri,
non possono essere sorve-
gliati 24 ore su 24. Nel ‘94
anche Giovanni Paolo II sci-
volò, come ora è successo a
Ratzinger, nella stanza da
bagno, procurandosi quella
frattura del femore destro
che tante sofferenze gli ha
causato anche dopo l’opera-
zione. E’ assurdo ipotizzare
che si potesse evitare l’infor-
tunio capitato nello chalet di
Les Combes. Soprattutto nel-
le ore notturne i Papi vivono
la solitudine normale di qual-
siasi essere umano. Sulle loro
notti c’è una ricca aneddoti-
ca, soprattutto nei periodi di
malattia. Per esempio, quan-
d’era molto avanti con gli an-
ni, Leone XIII soffriva croni-
camente di insonnia perciò fa-
ceva dormire in anticamera i
monsignori Alessandro Volpi-
ni, Rinaldo Angeli, cioè i
“segretari perugini”, così
chiamati perché se li era por-
tati in Vaticano da Perugia
dov’era stato vescovo. E Leo-
ne XIII in piena notte comin-
ciava a dettare versi in latino,
la sua passione».
Perché Benedetto XVI non ha av-
visato nessuno dopo la caduta
notturna?
«E’ il suo carattere. Non mi
sorprende che non abbia av-
vertito dell’infortunio e sia tor-
nato a letto dopo la botta. Ciò è
sintomatico dell’atteggiamen-
to di una persona di estrema
gentilezza. Ratzinger vuole
sempre disturbare il meno
possibile. Ne sono testimone
Papa Giovanni Paolo II
[GIA.GAL.]
jena@lastampa.it
LA STAMPA
U na telefonata al-
IL DIRETTORE SANITARIO
«Un caso ordinario
per un paziente
straordinario»
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4 Primo Piano
LA STAMPA
SABATO 18 LUGLIO 2009
U
INDONESIA
IL RITORNO DI AL QAEDA
Bombe politiche L’attentato dopo
il voto: il Paese s’avviava verso la
stabilità. Sospetti su Jemaah Islamiyah
Strage negli hotel del business
A Giakarta kamikaze colpiscono il Marriott e il Ritz: nove morti, oltre sessanta feriti
ALESSANDRO URSIC
BANGKOK
Si erano mimetizzati nel modo
migliore: da clienti, in uno dei
più lussuosi hotel di Giakarta.
Poi ieri mattina, all’ora della
colazione, il doppio attentato a
pochi minuti di distanza. Due
kamikaze, nei ristoranti degli
hotel Marriott e Ritz-Carlton,
hanno causato 9 morti e alme-
no 60 feriti nella capitale indo-
nesiana. E solo nove giorni do-
po la trionfale rielezione del
presidente Susilo Bambang
Yudhoyono.
I due ordigni sono scoppia-
ti a due minuti di distanza. Al-
le 7.45, il caffè vicino alla lobby
del Marriott è stato sventrato
dalla prima esplosione, che ha
ucciso 6 persone. Mentre la
gente scappava all’esterno,
nella sala ristorante dell’adia-
cente Ritz-Carlton si è fatto
saltare in aria il secondo atten-
tatore. I due boati hanno fatto
tremare i palazzi circostanti.
Macerie insanguinate sono fi-
nite in strada, mentre alte co-
lonne di fumo si alzavano dal-
l’esclusivo quartiere d’affari
Kuningan.
Il commando di attentatori
del Marriott, un numero im-
precisato, pernottava da mer-
ce fucilazione. Il movimento
sembrava decimato e incapace
di colpire: forse l’Indonesia sta-
va abbassando la guardia. Ma
SBY, il presidente chiamato or-
mai con le sole iniziali da un po-
polo che l’ha appena rieletto col
60 per cento dei voti, gode di un
tale consenso proprio perché è
riuscito a dare stabilità a un Pa-
ese uscito da quarant’anni di dit-
tatura, dal tracollo economico
del 1997 e da una convulsa tran-
Annullata l’amichevole
del Manchester United
La Farnesina conferma:
«Nessun italiano ferito»
coledì nell’albergo, già colpito
da un’autobomba nell’agosto
2003. Il metal detector era fuori
uso: nei loro due ultimi lussuosi
giorni, i kamikaze hanno avuto
tutto il tempo di preparare gli
ordigni nella loro camera al di-
ciottesimo piano. Lì la polizia ha
poi disinnescato una terza bom-
ba, nascosta in una custodia da
laptop. Più oscura la dinamica
dell’attentato al Ritz-Carlton.
Non c’è ancora nessuna certez-
za neanche sulla nazionalità del-
le vittime, anche se la Farnesina
esclude che ci possano essere
italiani.
L’attentato non è ancora sta-
to una rivendicazione. Ma il pen-
siero corre subito alla Jemaah
Islamiyah: una rete terroristica
regionale legata ad Al Qaeda, il
cui scopo è di creare un unico
Stato islamico nel sud-est asiati-
Panico
Il quartiere
finanziario
della città era
pieno di gente
sizione politica successiva.
Non che gli attentati di ieri
mettano a rischio tutto ciò. Ma
rimangono «un attacco crudele
e disumano, una grave ferita per
la sicurezza nazionale», come ha
detto SBY con un tono funereo.
Ieri mezza Jakarta aspettava il
Manchester United, che lunedì
avrebbe dovuto giocare con una
selezione indonesiana: era tutto
esaurito da tre settimane. I cam-
pioni inglesi avrebbero dovuto
alloggiare proprio al Marriott.
L’incontro è stato cancellato.
co. Oltre ai devastanti attentati
di Bali dell’ottobre 2002 (202
morti), membri della Jemaah so-
no entrati in azione altre tre vol-
te in Indonesia. Ma l’ultima vol-
ta era stata nel 2005: il giro di vi-
te del presidente Yudhoyono
aveva colpito duro l’organizza-
zione, con retate di militanti e
un processo – quello agli atten-
tatori di Bali – conclusosi lo
scorso novembre con una tripli-
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SABATO 18 LUGLIO 2009 Primo Piano 5
LA STAMPA
U
TEHERAN
TORNA L’ONDA VERDE
Il messaggio La scelta di parlare
dallo stesso pulpito di Khamenei
è un monito alla Guida Suprema
L’atto
d’accusa
Sulle elezioni
Siamo in crisi
Per riguadagnare
la fiducia perduta
il Presidente
deve venire
scelto dal popolo
Centrista
Qui sopra l’ex
presidente
centrista Ali
Akbar
Hashemi
Rafsanjani
A sinistra, una
manifestante
dell’opposizio-
ne con il velo e
il braccialetto
verde,
partecipa al
corteo di
protesta di ieri
all’università
di Teheran
Sulla repressione
Non è necessario
mettere la gente
in prigione. Fateli
tornare dalle famiglie
Così ci rendiamo
ridicoli con i nemici
Rafsanjani: liberate i prigionieri
L’ex presidente sfida Ahmadinejad, la polizia bastona i dimostranti all’Università
ANNA ZAFESOVA
esperti, l’unico organismo che
- almeno in teoria - può destitu-
ire la guida suprema. Invocan-
do il voto popolare come una
delle due basi della Repubbli-
ca islamica - oltre alla religio-
ne - Rafsanjani ha criticato il
Consiglio dei guardiani per
non aver saputo «usare nel
modo giusto» i cinque giorni
del riesame del voto, chieden-
do una «atmosfera di libertà».
Il livello dello scontro dun-
que rimane alto, sia nel dibat-
tito politico che in piazza. In-
torno all’università, mentre
l’ex presidente lanciava le sue
accuse, si è riaperta la batta-
glia tra i manifestanti dell’op-
posizione e la polizia con le mi-
lizie islamiche. Migliaia di ra-
gazzi sono scesi in piazza gri-
dando «Governo golpista di-
mettiti», andando incontro a
un minaccioso schieramento
di poliziotti e miliziani. I cellu-
lari sono stati oscurati, per
impedire ai manifestanti di
comunicare. Le forze dell’or-
dine hanno usato lacrimoge-
ni, manganelli e pallottole di
gomma, ci sono notizie anche
di due ragazze accoltellate
dal Basiji. Almeno 15 manife-
stanti sono stati arrestati.
Anche i leader dell’opposi-
zione sono finiti nel mirino
delle violenze: un gruppo di
uomini in borghese hanno ag-
gredito l’anziano Karrubi
mentre scendeva dall’auto di
fronte all’università, strap-
pandogli il turbante e insul-
tandolo anche con minacce di
morte. Secondo il figlio di
Karrubi, un uomo in borghe-
se ha poi lodato gli aggressori
per «l’ottimo lavoro» svolto,
facendo sospettare che non
fosse un assalto spontaneo.
Nelle stesse ore veniva ar-
restata Shadi Sadr, avvocates-
sa specializzata nella difesa
dei diritti delle donne: uomini
in borghese l’hanno caricata
su un’auto mentre si recava al
raduno, e da allora non se ne
ha più notizia, come di decine
di altri esponenti dell’opposi-
zione. Nel suo sermone ieri
Rafsanjani ha affrontato aper-
tamente la questione della re-
pressione, invitando le autori-
tà a «fare le «condoglianze alle
persone che hanno subito del-
le perdite»: un chiaro riferi-
mento alle famiglie dei morti,
molte delle quali stanno anco-
ra cercando i loro cari scom-
parsi nei tumulti.
«Se il popolo non è con te,
non puoi essere “Wali”, gui-
da suprema; se il popolo ira-
niano non è soddisfatto, il go-
verno perde la sua legittimi-
tà»: l’ex presidente iraniano
Hashemi Rafsanjani sceglie
la stessa circostanza, il ser-
mone del venerdì, e lo stesso
posto, l’università di Tehe-
ran, dove Ali Khamenei il 19
giugno mise il suo sigillo sul
risultato elettorale contesta-
to, per riaprire una battaglia
“Così si candida
I fedeli del governo
aggrediscono il leader
riformista Karrubi
Nuovi arresti in corso
Intervista
MAURIZIO MOLINARI
CORRISPONDENTE DA NEW YORK
a fare il leader
«La decisione di Ahmadinejad di
sfruttare gli ingenti proventi del greg-
gio per pompare denaro a favore del
ceto medo-basso ha fatto impennare
l’inflazione, che ora tocca il 30 per
cento, e i bazaris non amano l’inflazio-
ne perché erode i loro profitti econo-
mici. E’ solo uno dei tanti esempi. Bi-
sogna tener presente che Rafsanjani
rappresenta un’idea moderna di capi-
tale economico mentre Ahmadinejad
è un populista che punta a sfruttare
le risorse nazionali per rafforzare il
sostegno politico di cui gode nei ceti
più poveri dell’Iran. Sotto questo
aspetto Ahmadinejad è un nemico di
classe per il mondo produttivo nel
quale si riconosce Rafsanjani».
Quali scenari si aprono ora?
«Rafsanjani sfida non solo Ahmadi-
nejad ma anche il Leader Supremo, Alì
Khamenei. Per questo nel discorso ha
contestato il Consiglio dei Guardiani
della rivoluzione. La scelta di far cono-
scere pubblicamente il proprio disap-
punto per come sono andate le elezioni,
schierandosi dalla parte delle famiglie
che hanno subito delle vittime a causa
della repressione, fa
emergere una spac-
catura nella Repub-
blica Islamica che ap-
pare destinata a dura-
re nel tempo. Le con-
seguenze possibili so-
no molte: dall’aumento dei contrasti in-
terni all’indebolimento di Ahmadinejad
fino all’affermarsi di Rafsanjani come
vero volto della protesta di piazza, desti-
nato ad avere un ruolo forse ancora più
importante di Mir Hossein Mousavi, il
candidato riformista che non accetta
ancora la sconfitta elettorale».
politica che in un Iran chiuso
al mondo e stretto nella mor-
sa della repressione ha cova-
to sotto la cenere. Rafsanja-
ni - figura chiave del regime,
presidente dell’Assemblea
degli esperti, che ha appog-
giato alle scorse presidenzia-
li il candidato moderato ri-
formista Mir Hossein Mou-
savi - ha definito quello che è
accaduto dopo la contestata
rielezione di Mahmud Ah-
madinejad come una vera e
propria «crisi» per uscire
dalla quale Repubblica isla-
mica dovrà «riguadagnare
la fiducia perduta», grazie
anche a «un presidente che
sia voluto dal popolo». E ha
lanciato appello a liberare
«immediatamente» gli arre-
stati durante le proteste:
«Ci rendiamo ridicoli agli oc-
chi dei nostri nemici».
Una sfida aperta ad Ah-
madinejad e alla guida supre-
ma Khamenei, e non è un ca-
so che al sermone si sono pre-
sentati sia Mousavi - assente
dal pubblico da diversi giorni
- sia l’altro candidato riformi-
sta Mehdi Karrubi. L’ex pre-
sidente ha anche fatto capire
indirettamente di esprimersi
a nome dell’Assemblea di
Il consulente
della Casa Bianca
della protesta”
Ali Hashemi Rafsanjani
rappresenta la borghe-
sia rivoluzionaria che si
sente minacciata dal
presidente Mahmud Ah-
madinejah, considerandolo un nemi-
co di classe». Così l’islamista del-
l’Università del Michigan Juan Co-
le, autore del libro «Engaging the
Muslim World» molto apprezzato
da Barak Obama, spiega la scelta
dell’ex presidente iraniano di conte-
stare pubblicamente il risultato del-
le ultime elezioni durante la preghie-
ra del venerdì.
Chi compone la borghesia rivoluzio-
naria?
«Si tratta della classe economica
iraniana che si è arricchita di più do-
po la rivoluzione del 1979. La caduta
dello Scià portò alla scomparsa an-
che dei ricchi che lo circondavano.
A sostituirli fu una nuova classe,
commerciale e imprenditoriale, del-
la quale fanno parte i bazaris, che
muovono il bazaar di Teheran».
Perché si riconoscono in Rafsanjani?
«Rafsanjani è uno di loro. Appartie-
ne ad un ristretto gruppo di leader
khomeinisti che dopo la rivoluzione
L’islamista
Juan Cole
si è arricchito con lo sviluppo di com-
merci e il controllo di industrie mani-
fatturiere, ed è diventato espressione
degli interessi di questa classe. Il cui
avversario oggi è Mahmud Ahmadi-
nejad».
Quali sono i motivi del conflitto?
«Sono numerosi e nascono dalla per-
cezione diffusa dei brogli elettorali
ma forse l’aspetto
più evidente dell’in-
sofferenza di baza-
ris è economico. Ah-
madinejad con le
sue scelte punta a in-
debolire la borghe-
sia rivoluzionaria spostando le risor-
se a favore di un altro settore della
popolazione: i conglomerati economi-
ci che rispondono ai Guardiani della
Rivoluzione da cui proviene e il ceto
medio-basso della popolazione».
Può farci un esempio di questi con-
trasti...
IL CONFLITTO NASCOSTO
«È in corso una guerra tra
l’ex Presidente e i Pasdaran
per controllare l’economia»
Juan Cole insegna Storia mediorientale
in Michigan. Sostiene la necessità di un
disgelo nelle relazioni Usa-Iran
ed è una delle voci più ascoltate
dall’amministrazione Obama
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