Il fatto - 29.09.2009.pdf

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Il fatto
La sinistra “deve morire ammazzata”. I magistrati sono “mostri”
E’ la strategia della tensione del ministro Renato Brunetta
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SANGUE E CEMENTO
SANGUE E CEMENTO
perchè la
camorra è negli
appalti?
TRAVAGLIO
VAURO
L’INCHIESTA SUL
TERREMOTO
EDITORI RIUNITI
EDITORI RIUNITI
Martedì 29 settembre 2009 – Anno 1 – n° 6
Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma
tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
€ 1,20 – Arretrati: € 2,00
Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)
Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
Berlusconi assalta la Rai, il governo premia gli evasori
i democratici pensano alle baruffe congressuali
È REGIME. MA IL PD DOV’È?
C H I A M AT E
L’AMBULANZA
unificate.L’opposizione non deve opporsi,
infatti per fortuna non lo fa. I giornalisti non
devono farmi domande, a parte quelle che
suggerisco io. I fotografi non devono fotografarmi,
tranne i miei. I sindacati non devono sindacare. I
magistrati non devono indagare sulle stragi di mafia,
cioè su di me, perché quella è roba vecchia. E
Mangano era un eroe, infatti non ha fatto il mio nome
né quello di Marcello. I giudici non devono
interpretare né contestare le leggi e, se la
Costituzione glielo consente, è sbagliata la
Costituzione. La Corte costituzionale non si deve
permettere di giudicare incostituzionali le mie leggi
incostituzionali; chi si crede di essere: la Corte
Costituzionale? Il Capo dello Stato deve firmare quello
che gli mando io e basta, come del resto ha sempre
fatto. I tribunali devono condannare tutti gli immigrati
a prescindere e assolvere tutti i miei amici a
prescindere. Io posso denunciare gli altri, ma gli altri
non possono denunciare me. I portavoce della
Commissione europea non devono portare la voce
della Commissione europea, se no usciamo
dall’Europa. I parlamentari non devono votare perché
mi fanno perdere tempo: bastano e avanzano i
capigruppo. L’Onu non deve fare l’Onu, altrimenti
usciamo pure dall’Onu. La Chiesa non deve
impicciarsi nei diritti umani degli immigrati e di Dino
Boffo, ma solo nelle faccende di sua competenza:
scuola privata, Ici, fecondazione assistita, testamento
biologico. Il Papa deve dare la comunione ai
divorziati, o almeno a uno: io. Gli italiani devono
sposarsi in chiesa e avere una sola famiglia, eccetto
me e le mie famiglie. Michelle Obama, la moglie
abbronzata dell’abbronzato, deve baciarmi e
all’occorrenza lasciarsi dare una palpatina. Mia moglie
non deve chiedere il divorzio da me, io invece posso
chiederlo da lei. Fini non deve avere delle idee e, se
gliene vengono, se le tenga per sé. I pubblicitari non
devono fare pubblicità ai giornali che non sono miei e
alle tv che non sono mie (fra l’altro, pochissime). La
Rai deve controllarla il governo, quando al governo ci
sono io; quando invece sto all’opposizione, il
controllo spetta alla Vigilanza, cioè all’opposizione,
cioè sempre a me. Santoro e la Gabanelli non devono
raccontare cose vere, se no è giornalismo e si mette in
cattiva luce Vespa. I miei giornali invitano gli elettori
di centrodestra a non pagare il canone della Rai, così
lo stipendio a Minzolini, Mazza, Orfeo, Liofredi, Masi,
Vespa e agli altri amici lo pagano gli elettori della
sinistra. La crisi finanziaria non esiste, è un’illusione
ottica delle gazzette della sinistra: basta non parlarne
e sparisce. I contribuenti devono smetterla di
lamentarsi per le tasse troppo alte: gli faccio un
condono all’anno, possibile che capiscano? I registi
non devono fare film non prodotti da me, altrimenti
non sono capolavori, ma culturame. Gli insegnanti
non devono insegnare. Le escort non devono farsi
pagare, altrimenti addio gioia della conquista. I tenori
degli enti lirici devono andare a lavorare nei campi,
fannulloni che non sono altro. Il Carnevale di
Viareggio non deve fare carri allegorici su di me,
casomai su Mao, Stalin, Pol Pot e Di Pietro. Non ho
nulla a che vedere con il Giornale di Feltri, ma mi
dissocio dal Giornale di Feltri. Kakà e Leonardo mi
remano contro. Fini è un nano. Sono alto un metro e
settantuno e nessuno deve permettersi di essere più
alto di me, il che fra l’altro è impossibile. Sono il
miglior presidente del Consiglio dai tempi di Mario e
Silla: me l’ha detto l’amico Alcide De Gasperi, che mi
è stato presentato l’altro giorno da don Sturzo in
conference call con Luigi Einaudi.
(Lo portano via)
Unpartitosenza
di Antonio Padellaro
dc
I n un film di Woody Allen, 'Har-
Uno strano congresso: affluenza bassa
risultati schizofrenici, ombre al Sud
Bersani al 53%, Marino fa il king maker
pag. 2 z
U di Luca Telese
D ice un deputato: “Il Pd
non proietta l’om-
bra”. Un’immagine
folgorante, che spiega
bene il paradosso di un con-
gresso che non riesce a pro-
durre dibattito nel paese. Il
voto nei congressi di sezione
disegna un partito “a mac-
chia di leopardo”, i capiba-
stone influenzano i consen-
si, il voto di opinione sotto
Roma non esiste, fra Nord e
Sud ci sono differenze in-
spiegabili tra mozioni.
pag. 2 z
ry a pezzi' c'è un regista che
non riesce a capire come mai
l'attore inquadrato in macchi-
na risulti sempre sfuocato. Ma è
l'attore che non funziona non la
cinepresa. La stessa immagine
sbiadita e fuori sincrono la sta dan-
do di sé il Pd. Lo scriviamo con
sincera preoccupazione: parlia-
mo del partito che si propone co-
me principale alternativa al regi-
me di Berlusconi. Il quale, infatti,
con arrogante sicumera può dire:
saremo qui per sempre.
Il Fa t t o seguirà con attenzione le
vicende congressuali, e non, del Pd
I lettori ce lo chiedono. Quelli che
lo hanno votato e non lo votano
più. E quelli che non lo votano più
ma vorrebbero avere un buon mo-
tivo per tornare a votarlo. Comples-
sivamente questo popolo di delusi
conta quattro milioni di persone.
Sono stati definiti gli ex voto, un
popolo enorme di cui però nel di-
battito congressuale ci si occupa
poco o niente. Eppure, quelle per-
sone recuperate e rimotivate po-
trebbero di nuovo far pendere la
bilancia dalla parte del centrosini-
stra.
Altre cose non vanno. Il Pd ci sem-
bra incartato in un dibattito tutto
interno, fatto di molto politichese e
di poche questioni concrete. A co-
minciare dalle misure di sostegno
per aiutare le 580mila persone che
hanno perso il lavoro nel primo se-
mestre dell'anno.
Chi saprebbe dire in parole sempli-
ci quali sono le differenze di pro-
gramma tra Bersani e Franceschini?
Su laicità e diritti Marino ha certa-
mente un profilo più netto: ma non
riesce a schiodarsi dal ruolo di terzo
incomodo. E poi c'è il problema,
non soltanto al Sud, del tesseramen-
to gonfiato. Ma, soprattutto, il Pd
appare come un partito dove una
base appassionata - pensiamo alle
migliaia di volontari delle Feste –
non riesce a farsi ascoltare dalla no-
menclatura. Un grande partito,
dunque ma anche un partito senza.
Che fa opposizione in parlamento
ma senza l'energia necessaria e qua-
si sempre con toni impercettibili.
Chi si ricorda una frase o una ini-
ziativa sull'assalto alla Rai da parte
dei berluscones? O sullo scandalo
dello scudo fiscale agli evasori?
Amici del Pd, il rischio di tenere i
toni bassi è che alla fine non vi
ascolti più nessuno.
Berlusconi e (a destra) Bertolaso ( XXXXXXXX )
U di Gianni Marsilli
GE RMANIA
IL TRAMONTO
DE LL’ SPD
D omenica in Germania
RIFIUTI, BERTOLASO IMPUTATO
ha perso la Spd, ma al-
tri rovesci si prean-
nunciano a sinistra.
“Potrà la Brown salvare il La-
bour?”: cosi’, titolava il Guar-
dian .
Richiesta di rinvio a giudizio contro il
capo della Protezione Civile per la
gestione illecita dei rifiuti. Archiviate le
accuse più gravi.
Vincenzo Iurillo pag. 3 z
pag. 11 z
CASO WHY NOT x Nessuna guerra tra procure
“I pm di Salerno
avevano ragione”
U di Paolo Flores d’Arcais
EUR OPA
LA SINISTRA
S M A R R I TA
I l Partito socialdemocratico
Il gip di Perugia:
infondate le
accuse contro
De Magistris e
i tre magistrati
salernitani
C AT T I V E R I E
Roman Polanski arrestato in
Svizzera per rapporti con una
minorenne. Pare che Silvio
Berlusconi abbia annullato la
sua prossima visita nel
Canton Ticino
pag. 5 z
n crotone
Dove la vita
dei bambini
non vale niente
Fierro pag. 9 z
n palermo
Sulle stragi
l’ombra
del depistaggio
Lo Bianco e Rizza pag. 7 z
n scudo fiscale
Appello a
Napolitano
50mila firme
pag. 8 z
n calcio
Il dizionario
della
domenica
Beha pag. 15 z
di Marco Travaglio
M essaggio riepilogativo a reti
tedesco ha subito domeni-
ca un vero e proprio tracol-
lo. Commentatori e politici
fingono di interrogarsi sul “per-
ch é ? ”, e allargano pensosamen-
te l’orizzonte al declino dei par-
titi di “sinistra” in atto da tempo
nell’intera Europa. Fingono, per-
ché mai spiegazione fu più lapa-
lissiana e sotto gli occhi di tutti.
pag. 18 z
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pagina 2
I l congresso del Pd è entrato nel
Martedì 29 settembre 2009
LA CRISI DELLA SINISTRA
Convenzione nazionale
vivo. Si stanno svolgendo i congressi
di circolo, che finiranno la settimana
prossima, con Bersani in testa in quasi tutte
le Regioni. La Convenzione nazionale
(composta da 1000 delegati eletti nelle
Convenzioni provinciali), ovvero il
congresso tradizionale vero e proprio,
quello riservato ai tesserati, si riunisce l'11
ottobre, per vagliare le candidature e
stabilire chi può partecipare alle Primarie.
Essendo solo tre i candidati, il terzo - ovvero
Ignazio Marino - per essere ammesso deve
arrivare al 5%. Il 25 ottobre si svolge la
consultazione popolare che elegge il
Segretario nazionale, ma non direttamente,
bensì attraverso il voto alle liste apparentate
ai vari candidati. Se nessuno arriva al 51% si
va a una sorta di ballottaggio. Come?
Convocando la nuova Assemblea nazionale –
uscita dalle Primarie - ?che è chiamata a
eleggere il Segretario. In questo caso
potrebbero essere determinanti i voti in
quota al terzo candidato.
per l’11 ottobre,
il 25 ci sono le primarie
IL PARTITO CHE NON C’E’
Dopo il primo giro di boa Bersani all 53% Franceschini al 38%
Marino all’8% (ma decisivo). Al sud il voto d’opinione non si vede
Partito Democratico
non proietta l’ombra”.
Una immagine folgoran-
te, per spiegare il paradosso di
un congresso che non produ-
ce dibattito nel paese, di una
conta che scandisce il suo ap-
pello nella stanze chiuse. Saba-
to e domenica si è celebrato il
turno più importante si è vo-
tato in centinaia di sezioni. E
cosa si scopre di nuovo? A pri-
ma vista poco.
Un voto ai raggi X. In realtà
molto, su di un partito che vie-
ne passato ai raggi X di una
prova elettorale. Pierluigi Ber-
sani (per ora) vince bene con il
53%. Dario Franceschini per-
de, sorprendentemente con il
38%, anche se non è del tutto
fuorigioco. Ignazio Marino,
con il suo 8% ormai consolida-
to (forse di più), entra nel bal-
lottaggio a tre ed è destinato a
diventare il king maker. Per-
chè? Per due motivi: perchè se
nelle primarie con i cittadini
Bersani non raggiungerà la so-
glia del 51%, i voti dei suoi de-
legati saranno determinanti
per eleggere il vincitore della
sfida. E poi perchè i numeri re-
gione per regione dimostrano
una grande potenzialità di
consenso fuori dagli apparati,
diventano il paradigma del
congresso, e sono per certi
versi clamorosi. Pe rc e n t u a l i
sballate. Ad esempio. Il chi-
rurgo ottiene in tutte le città da
Roma in su percentuali fra il 20
e il 30% (con punte del 35%).
Mentre invece precipita al 3%
e rotti in Puglia, Calabria, Cam-
pania. In tutto il Sud si è pro-
dotto un risultato a macchia di
leopardo”. Dove i signori delle
tessere sono a favore di Fran-
ceschini, i voti si riversano sul
segretario. Dove accade il con-
trario le percentuali si ribalta-
no. In pratica è stato cancella-
to il voto di opinione. Qualche
esempio illuminante? Come è
possibile che Franceschini rie-
sca a raggiungere il 90% dei vo-
ti, non in una singola sezione,
ma in una città grande come
Messina? E come è possibile
che Bersani superi l’80% in
buona parte della Calabria e
soprattutto a Reggio? Il voto
del congresso, senza volerlo,
disegna una geografia schizo-
frenica e preoccupante. Dove
il partito non governa, ed è po-
liticamente irrilevante il voto
d’opinione è libero. Dove in-
vece conta e governa, prevale
il il peso dei capibastone.
Voto militarizzato. I sosteni-
tori di Marino non si fanno tan-
ti problemi e usano parole for-
ti: “La questione democratica -
spiega Michele Meta, cuore or-
ganizzativo della mozione - si
fa grave al Sud, dove il voto è
controllato, e di fatto militariz-
zato. Possiamo dirlo senza al-
cuna remora, perchè noi, in
questi mesi, abbiamo denun-
ciato tutte le votazioni sospet-
te”. E le risposte? Il sorriso si fa
amaro: “Nessuna”.
Ma anche fra le due mozioni
più forti c’è chi non nasconde
le sue perplessità: “Il voto al
sud non è libero - ha detto Pina
Picierno, ex pupilla di De Mi-
ta, ex ministro ombra, oggi so-
stenitrice della mozione di
Franceschini - posso parlare
della mia provincia, che cono-
sco bene: quando si arriva a
percentuali che superano l’80
per cento, come qui è succes-
so con la mozione di Bersani,
c’è di sicuro qualcosa che non
va”. Vuol dire che il voto è in-
quinato? Sorriso amaro: “Mi
faccia una intervista quando i
dati saranno completi e glielo
spiego meglio, numeri alla ma-
no”.
Partecipazione bassa. Ma il
terzo fattore di inquietudine è
in un altro dato, che non è sot-
to i riflettori. Quello dello
dell’affluenza. Se le cose con-
tinuano così, sarà molto diffi-
cile che si arrivi a 500mila vo-
tanti. il che significa che molte
delle 420 mila tessere che so-
no arrivate solo negli ultimi
mesi erano il prodotto di un ef-
fetto doping. Di più: in alcuni
circoli in cui il tesseramento
era sospetto, le mozioni più
deboli hanno mandato i loro
007 a controllare. Il che ha
prodotto effetti clamorosi. Co-
me quello di tre circoli di Ro-
ma (solo per fare un esempio)
che superavano i mille iscritti.
In quegli stessi seggi (control-
lati a vista) hanno votato poco
più di cento persone: solo uno
su dieci. Una media quattro
volte più bassa della media na-
zionale! In quanti circoli, ma-
gari dove non c’erano osserva-
tori, si sono prodotti degli au-
menti sospetti nella percen-
tuale dei votanti? In quanti “il
cappotto” è stato prodotto
dalla omogeneità degli scruta-
tori? In europa ci sono stati
due diversi tipi di crisi organiz-
zativa che hanno preparato la
sconfitta del partito socialista
francese e di quello tedesco.
In Francia una guerra tra lea-
dership frammentate che non
sono riuscite a conquistare au-
torevolezza, e che hanno inne-
scato guerre di carte bollate e
delegittimazioni reciproche.
In Germania una forte conver-
genza intorno a un leader che
ha rassicurato gli apparati, ma
che non è riuscito a dialogare
con il paese. Le due velocità
del voto nel Pd, rischiano di
riassumere in uno solo partito
il peggio dei due scenari. Da
un lato il voto a macchia di leo-
pardo e la battaglia di France-
schini ricordano il modello
francese. Dall’altro il successo
di Bersani, che si fa plebiscita-
rio in alcune regioni (oltre a
quelle del Sud, nel modo che
abbiamo visto, in quelle rosse)
non è frutto di una proposta
politica che ha fatto breccia,
ma di un voto di rassicurazio-
ne degli apparati.
Guerra fra post In molte se-
zioni il voto è stato una scelta
fra due opzioni antropologi-
che, più che politiche, l’ulti-
mo atto di una resa dei conti
fra le due tradizioni co-fonda-
trici del partito, quella po-
st-comunista e quella post-de-
mocristiana. Ma se nelle ulti-
me congressuali questa ten-
denza si consolidasse, nessu-
no avrà abbastanza forza per
tenere una linea decisa. Fran-
ceschini ha vinto la partita me-
diatica con trovate spesso
estemporanee (ad esempio la
gita con bandiera sul Po), Ber-
sani ha riconquistato la fiducia
degli iscritti sconcertati per lo
smantellamento della forma
partito. Ma sul caso delle di-
missioni Dorina Bianchi, non
appena per un solo momento
si è tornato alle questioni idea-
li, tutto il Pd ha dimostrato dif-
ficoltà di dibattito e di tenuta.
L’ala teodem scalpita, e i rutel-
liani non fanno mistero di con-
siderare probabile una nuova
scissione. Il partito non proiet-
ta l’ombra, è vero. Ma ci sono
tante ombre sul suo futuro.
SEZIONI “VIRTUOSE”!
VIGNE NUOVE, ROMA:
TESSERE IN CAMBIO
DI SERVIZI
Le parole sono di Don Luigi Sturzo, ma a noi
interessa parlare di chi le ha volute fare sue.
Antonio Zanon, 62 anni, consigliere della Re-
gione Lazio. Uno che l’impegno nel partito lo vive
“con allegria”. E non si è inventato niente. Per capire
di che parliamo, basta andare a Vigne Nuove.Per
capire di che parliamo, ex periferia di Roma. Al piano
terra di un edificio popolare c’è il circolo del Partito
Democratico, che ha sede in un locale messo a di-
sposizione da Zanon. Quattrocentosettanta iscritti,
un bel colpo. Ma la prima persona con cui parliamo
ci fa capire l’aria che tira: “Io non me ne intendo di
politica – dice, chiedfendo di rimanere anonimo –
Voto Franceschini comunque, perché qui è un cir-
colo di vecchi democristiani”.
Mattina di domenica 27 settembre, a poche ore
dall’apertura del congresso di circolo, a Vigne Nuove
è un via vai di telefonate agli iscritti poco informati:
“Non ti preoccupare, vieni qua e ti dice lui quello
che devi votare”. Una dietro l’altra arrivano signore
che, bontà loro, forse il Pd lo hanno scambiato per
una marca di detersivo: “Che devo fa’?!”, chiede una.
“Io devo andà a ‘n battesimo, nun è che lo poi fa’ al
posto mio?”, si preoccupa un’altra. Vecchi demo-
cristiani, dicevamo. Zanon, anche lui ex democri-
stiano, non ha nessuna remora a spiegare “i sistemi e
i metodi diversi” con cui gestisce il “suo” circolo:
“Oltre a fare politica, diamo servizi ai cittadini: for-
niamo aiuto, consigli, a Pasqua e Natale offriamo
generi alimentari alle famiglie in difficoltà. Insomma,
diamo motivazioni alla gente per riavvicinarsi alla
politica, li abbiamo convinti a tesserarsi con questo
meccanismo”. Chi paga? “Qualcosa funziona come
volontariato, ma nella maggior parte dei casi rico-
nosco qualcosa io...dicono che noi politici guada-
gniamo tanto, io lo reinvesto sul territorio. In tutto,
ho messo in piedi 8 strutture di questo tipo, a Roma
e anche fuori”. E funziona? “Qui prendevo venti voti,
ora ne prendo quattrocento. Vedrai, ora telefoniamo
e scendono giù”. Risultato del congresso di circolo: 5
voti a Marino, 23 a Bersani, 139 a Franceschini. Al-
legr ia.
Nei grandi circoli ci sono
tesseramenti gonfiati.
Ai seggi ci va uno su due
penare, da oggi possiamo acquistare
in libreria il nuovo libro di Francesco
Rutelli, “La svolta. Lettera a un partito
mai nato”. Quello che racchiude il senso
del pensiero rutelliano, e nel cui finale si
capirà (si spera) da che parte il buon
Francesco vuole andare. Nel libro, di cui
ieri si sono avute alcune anticipazioni sul
quotidiano on line “BlitzQuotidiano”, non
mancano momenti di tenerezza, come
quando Rutelli racconta il suo approdo
alla politica. A 7 anni, dalla sua stanza nel
quartiere romano dell’Eur, il piccolo
Francesco sbirciava nelle stanze della
direzione della Dc. “Forse, un certo
disinteresse verso l'attività che vedevo
svolgersi lì mi ha aiutato a iniziare
giovane, ma non troppo”. Che tenerezza!
O uno sguardo alla laica Europa, a
proposito del biotestamento: “L’Italia non
abbandonerà tratti importanti del suo
cattolicesimo di popolo; il tempo porterà
la nazione a definire il patrimonio
collettivo della laicità molto più nel senso
della religious freedom americana che non
della laicitè francese”. Pillole di saggezza:
non a caso Paola Turci ha già mostrato il
suo interesse verso il nuovo “grande
centro”.
PD A MACCHIA DI LEOPARDO:
di Luca Telese
D ice Furio Colombo: “il
di Paola Zanca
Un programma politico non si inventa, si vive”.
IL LIBRO
PURE LA TURCI TRA I SEGUACI DI RUTELLI
F inalmente è arrivato. Dopo tanto
158934587.014.png 158934587.015.png 158934587.016.png 158934587.017.png 158934587.018.png 158934587.019.png
Martedì 29 settembre 2009
“R ompiballe”. Si chiama così
pagina 3
TUTTI GLI UOMINI DEL CAPO
Rompiballe: l’inchiesta
l’inchiesta relativa al
presunto traffico illecito di
rifiuti in Campania. Da una cui costola arriva il
rinvio a giudizio per il capo della Protezione
Civile, il sottosegretario Guido Bertolaso. Per
lui, l’accusa arrivata dalla Procura è di gestione
illegale nello smaltimento. L’inchiesta - che nel
suo complesso vede imputati già 25 persone tra
cui Marta Di Gennaro, ex braccio destro di
Bertolaso durante la gestione dell’emergenza
campana - riguarda la gestione dei rifiuti nel
dopo Bassolino. A sua volta imputato in un’altra
indagine assieme agli ex vertici di Impregilo. Dai
capi principali di “Rompiballe” emerge l’ipotesi
di un’attività di lavorazione del tutto inidonea. Il
nome, infatti, è mutuato da un’intercettazione
telefonica in cui si parla di come le balle di
spazzatura, che in teoria dovrebbero essere
trattate ad hoc per i termovalorizzatori, in
realtà venissero aperte indebitamente per far
arrivare il loro contenuto in discarica. Le
ecoballe, anzichè essere tali, sarebbero state
trattate come inerti.
sullo smaltimento
dei rifiuti in Campania
”Bertolaso
Rifiuti:
a giudizio”
La richiesta per il capo della protezione civile:
cattiva gestione dell’emergenza immondizia a Napoli
per un reato minore, richie-
sta di archiviazione per le ac-
cuse più pesanti. Si defini-
sce così l’inchiesta a carico del sot-
tosegretario Guido Bertolaso
nell’ambito di uno dei tanti filoni
sul disastro rifiuti in Campania, lo
stralcio del fascicolo “Rompibal-
le”.
Il procuratore capo di Napoli Gian-
domenico Lepore e il sostituto
Maurizio De Marco ne hanno chie-
sto il processo insieme al prefetto,
ex commissario, Alessandro Pansa
e un altro ex commissario, Corrado
Catenacci. Ma solo per un reato me-
no grave: “gestione non autorizza-
ta”, punibile fino a due anni di ar-
resto convertibili in una pena pe-
cuniaria. Chiesto il giudizio anche
per due funzionari di Fibe, Arman-
do Cattaneo ed Enrico Pellegrino.
La Procura ha però avanzato una ri-
chiesta di archiviazione per le ac-
cuse più gravi di concorso in traf-
fico illecito di rifiuti, quelle per le
quali già si sta celebrando il dibat-
timento a carico del braccio destro
di Bertolaso, Marta Di Gennaro, e di
altre 25 persone. Proscioglimento
in vista anche per altri tre indagati
eccellenti: l’ex pm Giovanni Coro-
na, l’ad di Asìa (la municipalizzata
napoletana sui rifiuti) Ciro Turiello
e l’ex sub commissario Claudio De
Biasio. Sulle richieste di giudizio si
pronuncerà il Gip Raffaele Picciril-
lo. Le richieste di archiviazione ver-
ranno valutate dal Gip Gabriella Pe-
pe.
“Non ho mai fatto, pensato, detto
alcunché senza riscontro e indica-
zione del mio capo, non è pensa-
bile che ci possano essere posizio-
ni diverse, laddove ce ne siano dav-
vero. Se è riconosciuto che il mio
capo non ha responsabilità, non
posso averne io che svolgevo ogni
mandato per sua funzione”. A par-
lare così in un’intervista del 30 lu-
glio 2008 è Marta Di Gennaro, sub
commissariato per l’emergenza ri-
fiuti in Campania. La DI Gennaro da
due mesi è indagata – per qualche
giorno è stata anche agli arresti do-
miciliari - per la gestione della crisi
spazzatura nel 2007. Il “capo” è
Guido Bertolaso, è lui nel 2007 il
commissario governativo per
l’emergenza rifiuti. L’i n ch i e s t a ,
detta “Rompiballe”, è condotta dai
pm Giuseppe Noviello e Paolo Sir-
leo, i magistrati che hanno ottenu-
to il rinvio a giudizio del governa-
tore Antonio Bassolino e dei diri-
genti di Fibe-Impregilo nel proces-
so sulla gestione del ciclo comples-
sivo dei rifiuti. A carico della DI
Gennaro c’erano intercettazioni
nelle quali, tra l’altro, riferiva “di
una discarica da truccare” a Terzi-
gno. Ovvero, da riempire con la
“monnezza” e non con la frazione
organica stabilizzata (fos), come di-
sposto nel piano per fronteggiare
la crisi. Quando la DI Gennaro si
sfoga coi giornalisti, Bertolaso non
è ancora ufficialmente sotto inchie-
sta. La notizia della sua iscrizione
nel registro degli indagati diverrà di
dominio pubblico nel febbraio
2009. E mentre la sub commissaria
è già sotto processo da tempo, la
posizione del commissario Bertola-
so, estromessa dal filone principa-
le, è stata definita solo ieri.
È l’epilogo di una vicenda che
nei mesi scorsi ha diviso la Pro-
cura di Napoli e provocato l’in-
tervento del Csm. Al centro del
conflitto interno ai magistrati
dell’accusa, la riunione del 24
luglio 2008 tra il procuratore
Lepore, il responsabile del pool
reati ambientali Aldo De Chiara
e i pm Noviello e Sirleo. Quel
giorno, Lepore decise che non
si dovesse chiedere il rinvio a
giudizio di Pansa, Bertolaso e
Catenacci. Sirleo e Noviello per
Chiesta invece
l’archiviazione
per i reati più gravi
ritorio. Come è mio costume ho
sottoposto le mie convinzioni e
le mie perplessità ai colleghi”.
Sarà sicuramente una coinci-
denza, ma proprio nei giorni
scorsi i pm Noviello e Sirleo
hanno fatto domanda per esse-
re trasferiti in altra sede. Il pri-
mo ha chiesto di andare in To-
scana e nel Lazio, Sirleo si è pro-
posto come magistrato di colle-
gio giudicante civile. Se le istan-
ze fossero accolte, bisognereb-
be nominare altri pm per con-
durre l’accusa nel processo a
Bassolino e ai vertici Impregilo.
“Mi auguro che queste doman-
de siano revocate – ha afferma-
to De Chiara – altrimenti la Pro-
cura perderebbe due magistrati
che sarebbe difficile sostituire,
in un settore delicato e com-
plesso come quello nel quale
hanno dimostrato di saper ope-
rare egregiamente”
protesta non firmarono l’atto e
qualche tempo dopo, in sei pa-
gine di osservazioni trasmesse
al Csm, esprimeranno “totale e
radicale dissenso”. In un’altra
missiva al Csm, De Chiara scri-
verà che il procuratore Lepore
aveva motivato lo stralcio di
Pansa e Bertolaso con l' esigen-
za di non «deteriorare i rapporti
istituzionali fra governo e magi-
stratura napoletana». Lepore
spiegherà così le ragioni della
sua decisione: “Era un' iniziati-
va giudiziaria in quel momento
ancora incompleta”. Lo stral-
cio, chiarirà il procuratore ca-
po, fu disposto tenendo conto
“esclusivamente della necessi-
tà di garantire il diritto di difesa
degli indagati che non erano
stati oggetto di misura cautelare
e che legittimamente chiedeva-
no di compiere ulteriori accer-
tamenti. Ma doverosamente ho
soppesato limiti e conseguenze
che un' iniziativa giudiziaria in
quel momento ancora incom-
pleta avrebbe potuto riflettere
sull' emergenza rifiuti che in
quei giorni tanto drammatica-
mente interessava il nostro ter-
Il “Civil servant” di Berlusconi
Un tecnico-prestigiatore che “rende possibile l’impossibile” e compare in ogni emergenza
problemi politici-istituzionali, Berto-
laso pensa a tutto ciò che resta. Ma i
miracoli, se non vengono eseguiti dal
solo autorizzato a farli, possono anche riu-
scire male come è accaduto nel caso dei
rifiuti da far sparire all’ombra del Vesuvio.
Uno scivolone che rischia di macchiare il
mantello del superman nostrano,tenuto a
battesimo da Giulio Andreotti, ministro
degli Esteri che lo volle accanto a sè per
lavorare alla Cooperazione internaziona-
le, nominato capo della Protezione Civile
da Prodi nel 1997 a cui Berlusconi affida
l’organizzazione del vertice Nato di Prati-
ca di Mare ed è subito “amore”. Il Premier
rivede in lui l’uomo che dice di essere, che
corre contro il vento e risolve tutto, “co-
me” non importa. Ogni evento diventa
emergenza e viene affidato a Bertolaso, dal
G8 ai Mondiali di nuoto, alle manifestazio-
ni per la santificazione di Madre Teresa e di
Padre Pio a Fao 2002, a presidenza Ue 2003
e Costituzione europea 2004 fino all’orga-
nizzazione delle celebrazioni per i 150 an-
ni dell’Italia, nel 2011. Ma c’è anche il Ber-
tolaso versione restauratore della catte-
drale di Noto e della statua del David di
Donatello a Firenze. Tutti sembrano di-
pendere dal medico cinquantanovenne
con specializzazione in malattie tropicali,
romano, figlio di un generale dell’Aviazio-
ne, nipote del cardinale Ruini, dall’aspetto
dimesso da “operaio” con il piglio di chi sa
di avere il potere nelle mani. Sposato con
Gloria Piermarini, architetto paesaggisti-
co, originaria di Santa Vittoria in Matenano
nelle Marche dove la coppia Bertolaso tor-
na per trascorrere i week-end nella villa di
campagna, luogo di feste a cui partecipa-
no nomi altisonanti della politica, della fi-
nanza e dell’imprenditoria. Donna che ap-
partiene alla Roma bene dei Rotary e dei
campi da golf che nella città di Leopardi
durante il Premio “La Ginestra” consegna-
to al marito, a chi le chiedeva se lo avesse
visto bene come candidato del Pdl alle re-
gionali del 2010 ha risposto: “Vorrei che
lasciasse tutto e diventasse agricoltore a
tempo pieno”. Ma non tutti lo amano nel
centro-destra. Fini, da Ministro degli este-
ri, in occasione dello tsunami nel Sudest
asiatico, gli rimproverò “personalismi ec-
cessivi”. A ogni etichetta politica che gli
viene affibbiata risponde: ”non ho tessere
sono un tecnico”. Un tecnico che rende
possibile l’ impossibile come racconta Ru-
telli che da sindaco di Roma gli fece orga-
nizzare il Giubileo 2000 e riuscì ad esau-
dire il desiderio di Giovanni Paolo II di an-
dare nel prato dello storico raduno di Tor
Vergata: Bertolaso si mise alla guida
dell’auto e la folla dei Papa-boys si aprì co-
me il Mar Rosso. Peccato che non abbia
ancora imparato a prevedere i terremoti,
o, forse, sì ma non lo ammette per non of-
fuscare la sua aureola di salvatore. Il Gior-
nale di Berlusconi, per definirlo ricorre
all’inglese “civil servant” che suona molto
più di servitore dello Stato, uomo al ser-
vizio esclusivo della Nazione, per l’effi-
cienza e l’imparzialità della Pubblica Am-
ministrazione. Una definizione che Berto-
laso non disdegna tant’è che è solito rac-
contare che l’emozione è “sentirsi dire dai
nostri concittadini che siamo una delle po-
che ragioni per cui valga la pena pagare le
tasse”. Così come gli piace essere apostro-
fato “il primo della classe del governo Ber-
lusconi” a cui risponde con grande capa-
cità adulatoria: “Il primo della classe è
Gianni Letta ed è inimitabile. ho investito
tutto sul meritare la sua fiducia e sono stato
r icambiato”. Il messaggero addirittura ne
scrive come dell’uomo “con il tricolore ad-
dosso” e alla domanda come fa a superare
tutti gli ostacoli come un vero purosangue
risponde: “Sono un uomo forte perché
sento come proprio il dolore che incontro
e non rinuncio a battermi perché ce ne sia
di meno”. Una sorta di uomo della Prov-
videnza cresciuto con il mito di Albert
Schweitzer. Che nel tempo libero torna al-
la sua vecchia passione, prende un atlante
e sogna rotte. Ma c’è sempre un’emergen-
za o un evento trasformato in emergenza,
che lo sveglia. Fiorello ha detto: “Ber tolaso
ha 106 controfigure”, ma, forse, ha sbaglia-
to per difetto. Le forze dell’ordine, i vigili
del fuoco, l’esercito di volontari, i Prefetti,
i sindaci, ma anche i ministri gli obbedi-
scono compatti. Un uomo che il quotidia-
no Libero descrive come “l'ex camice bian-
co con il "phisique du role". Un phisique
du role che non gli è stato sufficiente per
fare slalom tra i rifiuti di Napoli. E pensare
che di fronte alle montagne di monnezza
che soffocavano la città disse: “in dieci
giorni l'emergenza rifiuti e' acqua passa-
ta”. Una magia riuscita a metà: l’emergen-
za è scomparsa, ma dal cilindro è uscito un
rinvio a giudizio.
L’E S O R C I S TA di Furio Colombo
Lezioni di
gi o r n a l i s m o
Alberto Guarnieri, accorsi prontamente
sul luogo dell'ormai celebre infortunio occor-
so all'imprudente Santoro e al suo ospite non
pagato Travaglio. Scrivono Ajello e Guarnieri
("Il Messaggero", 26 settembre): "Oggi si vedrà
se i telespettatori hanno resistito fino all'ulti-
mo... o fatto zapping dopo l'editorialino di
Marco Travaglio. Del cui contratto o no si è par-
lato per tutta la settimana, come se si trattasse
di una grave questione". Ora non conta
che successo di ascolto dei due colleghi de-
viati sia poi risultato doppio, rispetto al-
l'educato programma Berlusconi-Vespa. Il
nocciolo della questione (e dunque dell'ami-
chevole avvertimento) sembra essere: "Ehi,
Travaglio. Noi il contratto ce lo abbiamo. Ec-
coci qua a scrivere. Leggi e impara come si fa ad
avere il contratto e smetti di fare la vittima".
di Vincenzo Iurillo
R ichiesta di rinvio a giudizio
di Sandra Amurri
S e Gianni Letta risolve a Berlusconi i
E semplare, l'intervento di Mario Ajello e
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D opo la tragicomica estate di Papi
Martedì 29 settembre 2009
DESTRA DEVOTA
La crisi cattolica
Silvio, e la coda velenosa del “Boffo
Gate”, il rapporto tra Pdl ed
elettorato cattolico è uno dei pensieri più gravi
che increspano la fronte dello stato maggiore
pidiellino. Nel giorno in cui il premier bacia
l’anello di Pietro e riesce faticosamente a farsi
riprendere per tre minuti con il papa - il filmato
che va per la maggiore su Youtube mostra un
Ratzinger terrorizzato dall’idea che Silvio tenti
l’abbraccio - la messa ufficiale della festa
nazionale della Pdl va sostanzialmente deserta.
Comunione e Liberazione sembra distante, il
partito milanese appare in mano ai baldi
giovanotti di Ignazio La Russa e ai banchetti della
festa sono volati perfino calci e schiaffi con gli ex
forzitalioti. Scene poco cristiane, che si vanno ad
aggiungere ai numeri. Una rivelazione Ipsos
effettuata subito dopo le Europee dice che
quattro cattolici su dieci hanno disertato le
urne. E a minimizzare è rimasto solo Mario
Baccini, che ieri si è fatto intervistare dal
Giornale per assicurare che “non c’è nessuna
fuga dei cattolici e la casa dell’Udc è il Pdl”.
all’interno
del Partito delle Libertà
C’è la messa del Pdl a Milano
N
G ARLASCO
Perizia medica
avvalora difesa
D uro colpo
Ma non se n’è accorto nessuno
Deserta la funzione organizzata a chiusura della prima festa
nazionale. Cl e Formigoni hanno preferito andare altrove
all’accusa nel
processo per
l’omicidio di Chiara
Poggi. La perizia
medica avvalla la teoria
della difesa di Alberto
Stasi. In particolare,
l’aggressione sarebbe
avvenuta in un’ora
impossibile da
stabilire; le macchie di
sangue sul pavimento
sarebbero state secche
e quindi Stasi non si
sarebbe potuto
sporcare le scarpe; le
tracce rinveute sulla
bici non sono di
sangue ma di materiale
sconosciuto.
mo a prendere ad Arcore
dal Cavaliere, che tanto
c’ha la cappella’’ . L’anzia-
no militante del Pdl che dome-
nica mattina s’è attraversato
tutta Milano per fare la comu-
nione sotto i tendoni del Pala-
lido è decisamente fuori dalla
grazia di dio. Sono le 9 e 20 mi-
nuti e una signora dello staff gli
ha appena comunicato che per
la funzione, annunciata da
giorni nei padiglioni della festa
e sul Giornale di Berlusconi, ci
si deve incamminare nel nulla
del quartiere QT8-Lampugna-
no e trovare la parrocchia di
santa Maria Nascente. Il bravo
militante ha una certa età e ri-
nuncia alla traversata. Come
lui, almeno altre cinquanta per-
sone che sono arrivate perfino
da Cantù per ascoltare Silvio
Berlusconi, il cui comizio è
previsto per le sei di sera. Spe-
ravano di assolvere il precetto
domenicale trascorrendo la
giornata alla festa di Papi, quel-
lo che nella celesta titolazione
del Giornale è appena “vo l a t o
nei cieli per incontrare il pa-
pa”, ma sono restati a mani vuo-
te. E tra di loro, mentre si atten-
de l’avvincente tavola rotonda
con Ferruccio Fazio sul Virus
“A”, si discute dei difficili rap-
porti con la Chiesa. Non c’è
traccia neppure dei ragazzi di
Comunione e Liberazione e an-
che questo, nella regione gui-
data dal pio Roberto Formigo-
ni, non è proprio un buon se-
gnale.
Il cronista del Fatto offre un
passaggio in macchina all due
signore che appaiono più delu-
se, ma non c’è niente da fare:
sono troppo furiose
con l’organizzazione,
con il Giornale che li ha
sviati, con la Curia
“che deve aver fatto
chissà quali storie” e
perfino con i ragazzi
del servizio d’ordine,
che alla loro insistenza
hanno risposto con la
sufficienza di chi ha da-
vanti un gruppo di vec-
chi bigotti.
Ma alla fine, buon per
loro che siano rimaste
al Palalido a sorbirsi il
fervorino di “don” San-
dro, inteso come Bon-
di. Perchè nel “santua-
rio del circuito peni-
tenziere” si santa Maria
Nascente, lo spettaco-
lo della parrocchia
inaugurata nel 1954
dal cardinal Ildefonso
Schuster è dei più de-
primenti mai visti. Tan-
to per un cattolico,
quanto per un militan-
te azzurro. In prima fila ci sono
sette persone, compreso il pre-
sidente della provincia Guido
Podestà, che ricorda sempre
più l’omino Bialetti e se ne sta
piantato in mezzo come una
caffettiera. Dietro di lui, si apre
una voragine di quindici- fi-
le-quindici, nella quale non c’è
lo straccio di nessuno. Mentre
in fondo, tre immigrati cingale-
si seguono con aria visibilmen-
te trasognata la predica di don
Carlo, amatissimo parroco vi-
cino a Cl e ottimo predicatore.
Insomma, alla messa ufficiale
della prima festa nazionale del-
la Pdl ci sono solo 12 fedeli,
contando l’organista e il gior-
nalista. Ma al povero Podestà,
lasciato praticamente solo al
da solo
La via crucis di Podestà dura 28
minuti esatti. A fine celebrazio-
ne, Don Carlo concede un
“buon lavoro a tutti” in puro sti-
le Galliani, e il presidente della
provincia se ne esce scurissi-
mo in volto con le mani ficcate
in tasca. Sul sagrato si sfoga con
lo staff per il fiasco totale
dell’iniziativa(“ci siamo mossi
tardi con le autorizzazioni”,
ammette un’assistente). Ma
quando fa per andarsene, vie-
ne bloccato dall’organista:
“Presidente, don Carlo le vor-
rebbe parlare un attimo”. Sono
quindici minuti di richieste
d’intervento di ogni tipo, a fa-
vore “di una parrocchia che ha
tanti problemi, sa”. Podestà
ascolta compito e fa sì con la
testa. In proporzione, quei 28
minuti di messa strappati nel
deserto di QT8-Lampugnano
rischiano di costargli quanto i
tre minuti del Cavaliere con pa-
pa Ratzinger.
Il giorno dopo, sui giornali non
c’è una riga. Del resto un’idea
così strampalata come quella
della messa Pdl forse non sa-
rebbe venuta in mente neppu-
re ai comunisti cinesi, che pure
si sono fatti la loro bella chiesa
di Stato. Non resta che fare un
paio di telefonate in Curia, per
essere sicuri che il divieto non
sia stato uno scherzo da preti.
In diocesi, spiegano che le re-
gole valgono per tutti: sono
stufi di ricevere richieste an-
che dalla festa della polenta e
allora la domenica la messa la si
dice solo in chiesa, a parte casi
di assoluta necessità. Quanto al
permesso chiesto dal Pdl, era
già stato negato da martedì. Vi-
sto com’è andata, sarebbe stato
meglio non far finta di nulla.
Silvio Berlusconi (
domande di
disoccupazione
liquidate dall’Inps tra
agosto 2008 e luglio
2009, con un
incremento del 52,2%
rispetto all’anno
precedente. Nello
stesso periodo, oltre
615 milioni le ore di
cassa integrazione
autorizzate. E nel 2010
cresceranno del 49%
gli aventi diritto alla
pensione d’anzianità.
cospetto di Dio Padre, poteva
andare peggio. Molto peggio.
Ieri, in tutta Italia il vangelo del-
la domenica era quello, duris-
simo, del “se la tua mano ti dà
scandalo, piuttosto taglia-
la”.Roba forte, al tempo di Papi
il Seduttore. Ma per fortuna
dell’incolpevole Podestà, il ri-
to ambrosiano proponeva un
passo diverso, quello del buon
Samaritano. Don Carlo però,
pur con quella sua aria ieratica,
non fa sconti. Gli hanno chie-
sto d’inserire all’ ultimo mo-
mento una messa che non
c’era tra quella delle 8,30 e
quella delle 10,30? Lui salva la
faccia al Partitone Uno, anche
perchè da bravo pastore non
vuole deludere le sparute pe-
corelle del gregge berlusconia-
no, ma quelle che si trova da-
vanti le tosa per bene. “Sapete
chi dev’essere oggi il buon sa-
maritano? Ognuno di noi, a co-
minciare dai politici. Perchè
come diceva Pio XI, la politica
è il dono più grande, no? E’ ge-
nerosità. Voi oggi siete mino-
ranza, ma siate minoranza crea-
tiva”. Podestà si guarda intorno
sempre più smarrito: che La
Russa non sia tipo da chiesa lo
sapeva. Ma dove sono i Formi-
goni, i Lupi e tutti gli altri “avan -
zi di parrocchia” che rappre-
sentano la Pdl nelle istituzioni
lombarde? Almeno una venti-
na di ragazzi ciellini con le chi-
tarre potevano mandarglieli.
Invece niente, l’hanno mollato
Marinò, di
Sinistra e Libertà, il
nuovo assessore della
Provincia di Taranto.
La nomina si è resa
necessaria per
ottemperare alla
decisione del Tar
pugliese, che aveva
disposto che
nell’esecutivo fosse
assicurata la presenza
di entrambi i sessi.
D OPO T ERREMOTO
Case per studenti,
triplicati gli affitti
A ffitti raddoppiati o
KABUL
Lo avevamo frainteso,
come sempre
Dietro la porta c’è il clandestino?
A Prato polizia ed esercito impegnati in una “caccia” casalinga
I l sostegno alle missioni di pace, condi-
di Gian Piero Calapà
Prato
la destra è peggio della destra vera”. Il rife-
rimento è all’assessore alla sicurezza, Aldo Mi-
lone, prima nella giunta di centrosinistra e
adesso in quella del nuovo sindaco: quel Ro-
berto Cenni “Mr Sasch” che ha espugnato con
il Pdl la rossa Prato.
Luciano Gori del “Comitato centro storico”
spiega: “I militari ci fanno sentire molto più
tranquilli, anche se non bastano”. Il clima in
città è diventato più pesante negli ultimi gior-
ni, perché qualcuno il coltello lo ha tirato fuori
davvero. Una ragazza di 22 anni, rom, ha uc-
ciso un uomo davanti al pronto soccorso, do-
po una banale lite: “Mi ha dato della zingara”,
ha ripetuto lei.
E la Lega soffia sul fuoco, definendo “parassiti”
i rom, proprio mentre incassa l’accordo con il
Cenni per l’ingresso in giunta entro dicembre.
Il Pd è allo sbando e pochi giorni fa si è ag-
grovigliato su se stesso, spaccandosi in due
(64 voti a 62) per eleggere il segretario pratese.
Intanto negli ultimi mesi si sono volatilizzati
543 posti di lavoro e l’esercito degli iscritti alle
liste di mobilità ora tocca quasi quota 4 mila.
viso dalle forze fondamentali dell’oppo -
sizione, non può essere scalfito da episodi di
becera e indegna contestazione a cui non può
essere attribuito alcun peso e rilievo effettivo”.
Parola del presidente Napolitano, che decide di
difendere l’opposizione dall’ennesimo attacco
del premier Berlusconi, su alcune ingiurie
espresse verso i soldati morti a Kabul. Era stato
il leader Udc, Casini, a richiamare l’attenzione
del capo dello Stato, e ora il centrosinistra
ne approfitta: “Parole di grande saggezza”,
per il capogruppo Pd al Senato Finocchia-
ro. “Ora Berlusconi chieda scusa”, le fa eco
D’Alema. A mettere fine alle polemiche,
Cicchitto, presidente dei deputati Pdl: “Ber -
lusconi si riferiva alla sinistra estrema, e
non certo all’opposizione”. Come sempre,
lo avevamo frainteso.
destini è la pattuglia mista esercito-polizia
che bussa alle porte di “Chinatown”. Senza
mandato. Ma adesso c’è il “pacchetto sicurez-
za”, con il suo reato di clandestinità. Per Ales-
sandro Pace, presidente dei costituzionalisti
italiani, “se le pattuglie bussano, il domicilio
non è violato; non è possibile aprire i cassetti,
ma è legittimo che chiedano i documenti”.
Qamil Zegnati, albanese, da diciannove a Pra-
to, scuote la testa e attacca: “In questo Paese
c’è una Costituzione, articolo 14, che non per-
mette la violazione di domicilio. La situazione
è esplosiva e prima o poi scoppierà. E’ facile
prendersela con i cinesi, hanno paura dello
Stato per mentalità. Con gli albanesi non lo
fanno, sanno che siamo più “caldi”, sanno che
si tirerebbero fuori i coltelli. Ma devono stare
attenti, perché con la seconda generazione
qualcosa sta cambiando anche nella comunità
cinese. Qui abbiamo in giro gli sceriffi e sono
stati sguinzagliati dalla sinistra, che quando fa
triplicati, anche
per i singoli posti
letto. La denuncia
arriva dal rettore
dell’Università de
L’Aquila, Ferdinando
di Orio. “Questa
speculazione - spiega il
rettore - getta
sgomento nei giovani
che vogliono
continuare a studiare
in città e la più
profonda delusione”.
di Francesco Bonazzi
A llora la messa ce l’andia-
D I S O C C U PA Z I O N E
Inps, un milione
di domande
Q uasi un milione le
T ARANTO
Una donna in giunta
dopo sentenza del Tar
E’ l’avvocato Catia
L’ ultima strategia adottata per scovare i clan-
158934587.023.png 158934587.024.png 158934587.025.png 158934587.026.png 158934587.027.png 158934587.028.png
Martedì 29 settembre 2009
N el 2006-2007, a Catanzaro, il pm De
pagina 5
INGIUSTIZIA
Nel 2006 partono
Magistris indaga sulle ruberie di denaro
pubblico da politici, imprenditori,
magistrati, massoni, spie. Ma le inchieste “Why Not”,
“Poseidone”, “Toghe lucane” gli vengono tolte dai suoi
superiori, perlopiù amici degli indagati. Poi il Csm a
Napoli, col divieto di fare mai più il pm. Cacciati anche il
capitano Zacheo, che indagava con lui, e il consulente
informatico Genchi. De Magistris denuncia i superiori e
questi denunciano lui. La procura di Salerno fa
archiviare le denunce contro di lui: infondate. Le sue
invece sono fondate: varie toghe calabresi vengono
indagate per corruzione giudiziaria e altri reati. I pm
campani attendono invano per sette mesi che i colleghi
di Catanzaro consegnino copia del fascicolo Why Not,
poi vanno a sequestrarle il 5 dicembre 2008. Apriti
cielo: Napolitano, Mancino, partiti, giornali e tv
strillano alla “guerra fra procure”. Alfano chiede la
cacciata dei pm di Salerno. Cassazione e Csm, in un
mese, obbediscono. Il procuratore Apicella è privato
dello stipendio e destituito; i sostituti Nuzzi e Verasani
devono lasciare le funzioni di pm ed “emigrare” nel il
Lazio. Poco importa se il Riesame di Salerno e ora il Gip
di Perugia li scagionano da ogni addebito.
le inchieste
di De Magistris
Il giudice: i pm
di Salerno
era stata almeno per buona
parte soddisfatta”. Eppure si
fondava “su basi normative
plausibili”. A Salerno non re-
stava che andare a prendersi
la carte negate da Catanzaro:
“Sembra possibile affermare
che i magistrati salernitani
abbiano agito non per arre-
care intenzionalmente un
danno ingiusto, ma per rea-
lizzare un fine di giustizia”. E
non certo, come insinuato
dal Csm, per compiacere De
Magistris e ostacolare i suoi
nemici: “Non sembra possi-
bile sostenere che tutto fos-
se stato fatto al solo scopo di
favorire De Magistris”. Infat-
ti “lo strumento del seque-
stro, sicuramente di maggio-
re impatto”, era “ritenuto il
solo disponibile per ottene-
re quanto richiesto e già da
mesi reputato necessario,
tanto più in quel peculiare e
per certi versi lacerante con-
testo, connotato dalla dupli-
ce veste di indagati e inda-
ganti a quel
punto rivesti-
ta da taluni
magistrati di
Catanzaro”.
E lo “stallo”
di Why Not
vibratamente
denunciato
nientemeno
che dal Capo
dello Stato?
Altra bufala:
“Era prevista
la sollecita
estrazione di
copie, fun-
zionale alla
restituzione del compendio
sequestrato”. Appena foto-
copiato, il fascicolo sarebbe
stato restituito agli inquiren-
ti calabresi. “In altre parole –
spiega il Gip - deve ritenersi
mancante l’intenzionale vo-
lontà di arrecare un danno
ingiusto, che costituisce re-
quisito indispensabile per la
configurabilità” dell’abuso.
Si era pure detto che uno dei
magistrati perquisiti era sta-
to quasi torturato, con ispe-
zioni corporali. Balle anche
quelle: “A fronte delle do-
glianze del dott. Salvatore
Curcio, relative agli asseriti
eccessi di cui sarebbe stato
vittima, è d’uopo osservare
che la fase esecutiva non ri-
sulta ascrivibile né ad Api-
cella né a Verasani né a Nuz-
zi”; non solo, ma dalle carte
emerge che fu “compiuto
ogni sforzo per rendere me-
no traumatico possibile lo
svolgimento dell’incomben-
te in un contesto di com-
prensibile disagio”.
N iente abuso d’ufficio,
avevano ragione
La procura di Perugia ha respinto le accuse rivolte
ai colleghi campani, giudicate infondate e fasulle
Luigi De Magistris ( FOTO A NSA )
rimento del procurato-
re di Salerno Luigi Api-
cella e dei sostituti Ga-
briella Nuzzi e Dionigio Ve-
rasani, cacciati dalla loro
Procura e addirittura inibiti
a seguitare a fare i pm, di-
sposto sei mesi fa dal Csm e
confermato dalla Cassazio-
ne, si basava su una ricostru-
zione dei fatti totalmente in-
fondata e fasulla: la cosiddet-
ta “guerra fra Procure”, co-
me nel dicembre scorso la
liquidarono giornali, tv,
Csm, Anm, Quirinale, poli-
tici di destra e sinistra, era un
falso. Altro che guerra: la
Procura di Salerno, quando
mandò a perquisire quella ri-
belle di Catanzaro, agì “per
realizzare un fine di giusti-
zia” e fece soltanto il proprio
“dovere di ufficio”. Lo affer-
ma il gip di Perugia Massimo
Ricciarelli nel provvedimen-
to con cui il 9 settembre, nel
silenzio tombale di stampa e
tv, ha archiviato il procedi-
mento aperto a suo tempo
dalla Procura generale di Ca-
tanzaro contro i tre magistra-
ti e contro Luigi de Magistris
per abuso d'ufficio e inter-
ruzione di pubblico servi-
zio.
L’incredibile accusa prove-
niva proprio dall’ufficio giu-
diziario appena perquisito
dai pm di Salerno, visto che
a Catanzaro c’era (e c’è) una
pattuglia di pm indagati per
aver ostacolato e in parte in-
sabbiato le scottanti inchie-
ste di De Magistris (anche lui
cacciato dalla sua Procura e
dalla funzione di pm), a par-
tire da “Why Not”. Trovan-
dosi la polizia in casa e in
ufficio, i pm catanzaresi non
trovarono di meglio che
contro-incriminare i colle-
ghi che indagavano su di lo-
ro e contro-sequestrare le
carte che erano state loro ap-
pena sequestrate. Poi, per
soprammercato, indagaro-
no pure De Magistris, con-
siderato l’ispiratore del
blitz.
L’accusa di abuso d’ufficio
riguardava la presunta illi-
ceità del decreto di perqui-
sizione e sequestro di Saler-
no; quella di interruzione di
pubblico servizio, invece, il
presunto stallo subìto dal fa-
scicolo “Why Not”. Poi il
procedimento, per il gioco
dell’oca delle competenze,
era approdato da Catanzaro
a Roma, e di lì a Perugia. Le
accuse erano già state smon-
tate dal Riesame di Salerno
che, respingendo i ricorsi di
alcuni indagati perquisiti,
aveva confermato la corret-
tezza dell’operato dei pm
campani. Ma il Csm e la Cas-
sazione se n’erano bella-
mente infischiati. Ora il Gip
di Perugia scrive che “ap-
paiono significative le ordi-
nanze del Riesame” perchè
“spiegano le ragioni della
pertinenza del materiale se-
cella “avevano chiesto
gli atti alla Procura ge-
nerale di Catanzaro”,
ma qui i magistrati indagati
“avevano manifestato per-
plessità di vario genere
all’invio degli atti richiesti.
In tale quadro i magistrati di
Salerno si erano convinti
che le difficoltà frapposte
non fossero giustificate,
mentre la base indiziaria,
suffragata dalle accuse del
De Magistris, meritava di es-
sere approfondita, emergen-
do fra l’altro che il dott. Pier-
paolo Bruni, uno dei magi-
strati cui era stato assegnato
‘Why not’, stava manifestan-
Prosciolti
il procuratore
Apicella
e i sostituti
Versani e Nuzzi
do contrarietà alle scelte dei
colleghi, volte a smembrare
e disarticolare l’indagine...
E’ un fatto che, a distanza di
mesi dalla prima richiesta
degli atti, quest’ultima non
LA STORIA
FINI NON RIESCE A FARSI PROCESSARE
di Marco Lillo
sione del procedimento prevista dal lo-
do Alfano”.
Belle parole. “Il fatto Quotidiano” è an-
dato a verificare cosa è accaduto dopo,
scoprendo che l’udienza preliminare è
sospesa di fatto da allora. Quando c’è di
mezzo il “porto delle nebbie”, come un
tempo si chiamava il palazzo di giustizia
romano, il lodo non serve.
La storia va raccontata dall’inizio. Nel
giugno del 2006, Woodcock indaga la
moglie del presidente, Daniela Di Sotto
(poco dopo si separeranno), il suo se-
gretario particolare, Francesco Proiet-
ti, e il suo portavoce, Salvatore Sottile.
Le intercettazioni svela-
no gli affari di Daniela
Di Sotto nella sanità. La
moglie di Fini si vantava
di essere riuscita a otte-
nere una redditizia con-
venzione per il centro
analisi di famiglia dalla
Regione Lazio, grazie a
un’azione di lobby che
lei definiva così: “mi so-
no andata a sbattere il
culo con Storace”.
Gianfranco Fini schiu-
ma di rabbia il 18 giu-
gno 2006 alla trasmis-
sione “Porta a Porta”:
“Woodcock è un signo-
re che in un paese serio
avrebbe già cambiato
mestiere e lo dico a ra-
gion veduta ... è noto
per una certa fantasia
investigativa ed è un
personaggio nei con-
fronti del quale il Csm
avrebbe già da tempo dovuto prendere
provvedimenti”. Parole senza fonda-
mento (Sottile sarà condannato per Pe-
culato, la ex moglie è ancora indagata)
ma Vespa lo lascia parlare e nessuna Au-
torità, nessun direttore generale lo ri-
chiama. Anche se il conduttore non era
proprio un modello di terzietà in quella
vicenda visto che nelle intercettazioni
proprio Vespa prometteva a Sottile di
cucire su misura di Fini una puntata.
A ritenere degne di condanna le parole
di Fini non è l’Autorità Garante ma il pm
di Roma Erminio Amelio che ne ha chie-
sto il rinvio a giudizio nel marzo del
2008, il 4 maggio il Gip ha ordinato la
trasmissione delle carte al Parlamento
nonostante Fini avesse provato a evita-
re il processo sostenendo a sproposito
l’insindacabilità delle sue parole. Il giu-
dice non ha avallato questa tesi e ha
chiesto alla Camera l’autorizzazione a
procedere.
Qualcuno ha però provveduto a toglie-
re dall’imbarazzo Fini: dopo sedici me-
si, dice il presidente della giunta per le
autorizzazioni, Pierluigi Castagnetti, “il
fascicolo non è mai arrivato”. In Procu-
ra non si sanno spiegare perché: “l’uf-
ficio del Gip aveva detto che era parti-
to”. Il risultato è che Gianfranco Fini
continua a non rispondere delle sue pa-
role senza nemmeno scontare il danno
di immagine dell’utilizzo dei suoi privi-
legi. Il suo avvocato, l’onorevole Giulia
Buongiorno, giura: “il presidente mi ha
anticipato che chiederà ai membri della
Camera di cui è presidente di votare a
favore del suo processo, senza avvalersi
dell’insindacabilità, quando il fascicolo
arriverà”. Quando arriverà.
so tra il Palazzo di Giustizia di Roma e
la Camera dei Deputati. Per fare meno
di due chilometri non sono bastati 16
mesi. Il fascicolo scomparso riguarda
Gianfranco Fini nelle vesti di imputato e
Henry John Woodcock, nelle vesti non
di accusa ma di parte offesa.
La Procura di Roma ha chiesto nel mar-
zo del 2008 il rinvio a giudizio del pre-
sidente della Camera per diffamazione.
Quando la notizia divenne pubblica Fi-
ni disse “non mi avvarrò della sospen-
MODA
di B.B.
allora, e niente inter-
ruzione di pubblico
servizio, per evidente
“mancanza dell’intenziona-
lità richiesta” e, anzi, visto lo
scopo del “perseguimento
di un fine di giustizia, che
per un pm costituisce innan-
zitutto un dovere d’ufficio”.
Dopo aver definito “non de-
cisivi i rilievi contenuti nel
provvedimento disciplina-
re” del Csm contro i pm
espulsi, il gip Ricciarelli “di-
spone darsi comunicazione
al Csm” dell’archiviazione.
Allo stesso Csm che, sulla ba-
se del nulla, ha stroncato la
carriera a quattro magistrati
onesti. E, non contento,
continua a perseguitarli con
una raffica di nuovi proce-
dimenti disciplinari.
MAGREZZA NON FA PIÙ BELLEZZA
I l presidente del Consiglio sbarca a
Milano Moda Donna, nel senso che
nessuno sfugge più alla
Berlusconi-mania: il clima “velinario”
invade le passerelle in una settimana
della moda che sembra sempre più
ambientata a villa Certosa. E’ la
tragicomica fotografia di una delle firme
più taglienti della moda nel mondo, Suzy
Menkez, sul prestigioso Herald Tribune,
versione internazionale del New York
Times. Secondo la giornalista “reggiseni
a vista e look da giovane donna
rampante pronta per il trampolino”
hanno conquistato i modelli
nientepopodimeno che di Armani,
Pucci, Prada. Le donne di Emporio
sembrano uscite da un party “cui le
ragazze perbene non partecipano”, dice
la Menkez. Ci si mette pure il Financial
Times a sbeffeggiare il made in italy:
“L'estate di sesso (e scandalo) del primo
ministro italiano è filtrato
nell'immaginazione degli stilisti e da lì
sulle passerelle". I big della moda, da
Boselli a Beppe Modenese, non hanno
gradito. E Berlusconi? Lo immaginiamo,
come canta la Carrà, sempre in clima
festoso mentre “scancella la tristezza e
va a bailar la presidance”.
di Marco Travaglio
O ra è ufficiale: il trasfe-
questrato”.
N uzzi, Verasani e Api-
C ’è un fascicolo fantasma che si è per-
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