Il Corriere della Sera - 28.10.2009.pdf

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corriere
LUNEDÌ 26 OTTOBRE 2009 ANNO 48 - N. 42
In Italia EURO 1,00
Milano, Via Solferino 28
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Del lunedì www.corriere.it
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volte
Terzo in Malesia, è campione
Rossi entra nella leggenda
Oggi in edicola
Aldo, Giovanni e Giacomo
Valentino
Teatro, cinema e tivù
Il meglio - Dvd 1
A. Grasso,
Maffioletti, Pasini
alle pagine 41,42 e 43
a9,99euro
più il prezzo del quotidiano
Le primarie Alle urne in tre milioni, lunghe code fino a sera. Prodi: la quantità c’è, ora serve la qualità
Alta affluenza, Bersani conquista il Pd
Poi il governatore cercò i venditori
«Alternativa, non solo opposizione». Con Franceschini disputa sulle percentuali
Berlusconi
avvertì Marrazzo:
«C’è un video »
IN CERCA DI A LLEATI
Gli elettori
Giannelli
Primarie del Pd: Bersani vince.
In tre milioni alle urne.
Tra i nonni
al gazebo
Risultati. «Siamo sicuramente
oltre il 50 per cento». Così il Co-
mitato di Pier Luigi Bersani sanci-
sce i risultati. Ma si apre la dispu-
ta sulle percentuali. Il Comitato
Franceschini: vittoria sì ma con il
48 per cento. Bersani: «Il partito
dovrà essere capace non solo di
fare opposizione ma di costruire
anche una alternativa».
di PAOLO FRANCHI
tante segnale che vie-
ne dalle primarie del
Pd lo dà l’elevatissi-
ma partecipazione. E si
tratta di un buon segnale,
prima ancora che per il
Pd, per una democrazia, la
nostra, che non sarà in pe-
ricolo, ma certo vive tem-
pi a dir poco difficili. Si
può discutere a lungo sul-
l’opportunità di chiamare
gli elettori, anziché gli
iscritti, a scegliere il segre-
tario di un partito; e anche
chi scrive ha espresso su
questo giornale più di un
dubbio in proposito. Ma
tre milioni di persone che,
in una domenica di autun-
no, si mettono serenamen-
te in fila per votare, nono-
stante sul Pd non smetta
di grandinare, di tutto ci
parlano, fuorché di una
stranezza: costituiscono
un evento democratico di
cui dovremmo ragionare
con calma tutti, maggio-
ranza compresa.
I dirigenti del Pd, a co-
minciare dai tre candidati,
comprensibilmente se ne
compiacciono. Hanno ra-
gione ma, fossimo in loro,
ci andremmo cauti. Resta
largamente da stabilire
quanto una così vasta mo-
bilitazione sia espressione
di una fiducia che, nono-
stante tutto, non è venuta
meno; e quanto invece te-
stimonino, più semplice-
mente, di un potenziale di
opposizione che (anche in
questo caso: nonostante
tutto) continua ad esserci,
e coglie l’unica occasione
che gli viene offerta per
farsi sentire, nella speran-
za che il Pd, finalmente, si
metta in ascolto e cerchi
di formulare risposte poli-
tiche convincenti, lascian-
dosi alle spalle, per comin-
ciare, il tempo delle guer-
re intestine.
Il rischio più grave per
la sopravvivenza stessa del
partito è stato superato:
gli elettori delle primarie
hanno confermato il voto
degli iscritti. Pier Luigi Ber-
sani segretario vuol dire
che un’intera stagione del-
la storia del Pd, quella inte-
stata, ben più che a Dario
Franceschini, a Walter Vel-
troni, verrà più o meno
cortesemente archiviata.
Addio «vocazione maggio-
ritaria» che trascolora in
una pretesa di autosuffi-
cienza, addio malcelate
ambizioni bipartitiche, ad-
dio partito leggero del lea-
der. Il Pd non diventerà
magari un partito socialde-
mocratico all'italiana, ma
certo cercherà di tornare a
tessere, al centro con
l’Udc, ma pure a sinistra,
la trama delle alleanze, di
ritrovare radici antiche nel-
la società e di cercarne di
nuove. Un ritorno all'indie-
tro, che rischia di mettere
in discussione le fonda-
menta stesse del nostro bi-
polarismo? È probabile,
anzi, è certo, che France-
schini, che pure ha accol-
to con grande fair play il ri-
sultato, e forse pure Igna-
zio Marino, che ha ottenu-
to un successo più signifi-
cativo del previsto, la veda-
no così. Ma così hanno de-
ciso le primarie. Quelle pri-
marie che proprio loro
hanno voluto assai più di
quanto le avrebbe volute il
vincitore.
di MARIA LAURA RODOTA’
A PAGINA 2
Gli assetti
di FIORENZA SARZANINI
Nell’indagine sul ricatto al governatore del
Lazio emerge un clamoroso retroscena: tre
giorni prima dell’arresto dei carabinieri,
Berlusconi avrebbe avvisato Marrazzo che
alla Mondadori era stato proposto il video
che lo ritraeva con un trans. Marrazzo decise
di non presentare alcuna denuncia, cercando
invece di chiudere personalmente la partita.
ALLE PAGINE 8 E 9 Capponi, Serra
Partecipazione. Il voto ha vi-
sto la partecipazione di tre milio-
ni di elettori, un’affluenza con
lunghe code fino a sera che ha
provocato qualche ritardo negli
scrutini ma grande entusiasmo.
DA PAGINA 2 A PAGINA 6
Alberti, Fregonara, Frenda
Guerzoni, Roncone, Trocino
«La Bindi
presidente»
di MARIA TERESAMELI
A PAGINA 3
Due kamikaze uccidono 165 persone
Tensioni nel governo. E un nipotino avrebbe passato la scarlattina al premier
Vertice del Pdl su Tremonti
«Ha già il potere che serve»
L’analisi
Il caso Tremonti conti-
nua a scuotere governo e
maggioranza. Dal vertice
del Pdl convocato da Ber-
lusconi (che ha la scarlat-
tina) esce una frattura evi-
dente. Da un lato, il titola-
re dell’Economia che chie-
de, sostenuto dalla Lega,
condivisione totale della
sua linea di rigore. Dall’al-
tro una parte del Pdl che
soffre quello che conside-
ra «un vero strapotere». I
colleghi Brunetta e Matte-
oli bocciano l’ipotesi di
Tremonti vicepremier. La
difesa di Calderoli: «Ve-
diamo il rischio di un go-
vernicchio».
ALLE PAGINE 10 E 11
Di Caro, Galluzzo, Marro
Cicchitto
LA L EGA IN T RINCEA
ELO S PETTRO DEL 2004
«Collegialità
sulle scelte
di economia»
di MASSIMO FRANCO
di ALDO CAZZULLO
E’ difficile capire quanto pesi lo
A PAGINA 11
scontro di potere, quanto le
antipatie personali e quanto una
lettura diversa della crisi economica.
Probabilmente i fattori si
intrecciano. E il centrodestra vive
ore di incertezza per lo scontro fra
Giulio Tremonti e quello che il
ministro dell’Economia tende a
raffigurare come «il partito della
spesa» del Pdl .
Bagdad ripiomba nell’orrore
Bonanni
«Ma sulla crisi
buon lavoro
del ministro»
di MICHELE FARINA e FRANCO VENTURINI
Due attacchi kamikaze a Bagdad hanno ucciso 165 persone e lanciato
un doppio messaggio: la riconciliazione nazionale irachena è una
chimera a dispetto dei progressi compiuti nelle condizioni di vita dei
civili; Obama rischia di restare intrappolato. ALLE PAGINE 14, 18 E 19
di STEFANIA TAMBURELLO
CONTINUA A PAGINA 12
A PAGINA 12
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Pubblico & Privato
di Francesco Alberoni
Milano Per la beatificazione 50 mila in piazza Duomo
La bella Italia di don Gnocchi
Quando cadono gli ideali
restano solo avidità e bugie
ti, società segrete, licenze pubbliche,
tangenti internazionali. La grande
chiassosa battaglia della politica italia-
na nasconde gente che accumula enor-
mi poteri ed enormi ricchezze.
Viviamo in un’epoca di cinismo, di
avidità, di associazioni segrete, di chiu-
sure settarie, di comportamenti non
detti sui giornali e sulla televisione. So-
no queste le forze che incattiviscono e
degradano la lotta politica perché,
quando mancano gli ideali, restano so-
lo un potere contrapposto all’altro, e la
menzogna. Occorre molta forza per re-
sistere, per continuare ad agire con cor-
rettezza e rigore quando gli altri non lo
fanno. Ma c’e sempre gente coraggiosa
che ha fantasia, che ha fede e vuol per-
lomeno dare un esempio ai giovani. E
la storia ci dimostra che ad un certo
punto i corrotti si autodistruggono.
Perché la loro inefficienza li indebolisce
e, oltre un certo grado di inerzia, gli uo-
mini si ribellano, cercano nuove guide
e ricominciano a sperare e a costruire.
www.corriere.it/alberoni
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di GIANGIACOMO SCHIAVI
L’ E uropa è stata mossa dalle ideolo-
gie: speranze di un rinnovamento
radicale in cui gli uomini diventeranno
tutti fratelli. Un sogno iniziato col cri-
stianesimo, risorto con gli illuministi,
rinnovato dal marxismo. I comunisti
erano convinti di aver dato inizio al
processo che avrebbe liberato l’uomo
da ogni bisogno e da ogni avidità. Oggi
questa fede fanatica è scomparsa, ma
purtroppo è scomparsa anche la spe-
ranza in un miglioramento sociale e
spirituale. Del comunismo talvolta re-
sta solo una organizzazione di mutuo
soccorso economico. Nel mondo cattoli-
co alcuni hanno perso la strada e l’ani-
ma, mentre la moralità laica sembra
addirittura scomparsa.
Cosa succede quando scompare qual-
siasi sogno di perfezione personale e so-
ciale? Quando l’essere umano non sen-
te l’aspirazione a superare il suo egoi-
smo, a migliorare moralmente, a crea-
re una comunità in cui vengono premia-
ti il merito e la virtù? Persi gli ideali, a
cosa si rivolge la spinta umana che ten-
de verso l’alto? Solo al potere e al dena-
ro. Il potere diventa un fine in sé. Chi
non si eleva verso il bene si eleva nella
piramide di chi comanda. In qualsiasi
campo, nella politica, nella finanza,
nella magistratura, nell’università, nel-
la televisione. Allora non importa più
quello che fai e come lo fai, perché pen-
si che con il potere e il denaro potrai
corrompere le anime. Tutti i mezzi di-
ventano leciti per scalare l’unico cielo
che è rimasto: accordi trasversali, ricat-
Chi non
si eleva al
bene, si
eleva nella
corsa al
comando
piazza Duomo
davanti all’urna del beato
don Gnocchi, un’Italia
che non sempre vediamo,
che si ritrova nel bene e
nel coraggio della
solidarietà. Centomila
occhi si sfiorano nella
commozione di una
giornata speciale.
CONTINUA A PAGINA 25
Foschini
I l primo e più impor-
❜❜
C’ è una bella Italia in
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2 Primo Piano
Lunedì 26 Ottobre 2009 Corriere della Sera
#
Le primarie I risultati
❜❜
I «normali» siamo noi. Il nostro è un partito in cui si discute, come avviene
in tutti i partiti. L’eccezione è il partito con un padrone
Pier Luigi Bersani
Il popolo del Pd ha scelto Bersani
Caso Marrazzo nel Lazio, alle urne il 17% in meno. Liguria, Cofferati perde
La soddisfazione dell’outsider
ROMA — «Oggi è la vittoria
di tutti. E dentro questa vittoria
c’è la mia. L’annuncia così il
suo successo alle primarie del
Pd Pierluigi Bersani, volto stori-
co della sinistra, piacentino, ex
ministro nei governi Prodi,
D’Alema e Amato. Ad anticipa-
re la notizia, qualche minuto
prima, erano stati il volto ter-
reo di Piero Fassino e le parole
di Dario Franceschini: «Dai pri-
mi dati emerge con chiarezza
che Bersani è il nuovo segreta-
rio del Partito democratico».
Vittoria con un distacco netto
da Franceschini, mentre Igna-
zio Marino arriva terzo, sia pu-
re con un risultato superiore al-
le aspettative. Le primarie si
concludono con un indubitabi-
le successo: la grande partecipa-
zione degli elettori, stimati in
tre milioni. Dato che spinge
Franceschini a definire le pri-
marie «una scelta irreversibi-
le». Quello che è certo, come
spiega Bersani, è che «iscritti
ed elettori non sono due razze
diverse». E come chiarisce an-
che Massimo D’Alema, grande
sponsor dell’ex ministro dello
Sviluppo economico, «gli iscrit-
ti non sono marziani».
Il primo a rompere gli indu-
gi, alle dieci di sera, è il Comita-
to Bersani, con un comunicato:
«Siamo sicuramente oltre il 50
per cento». Cifra che scongiure-
rebbe il pericolo di un ballottag-
gio a due davanti all’assemblea
nazionale, anche se i due aveva-
no già annunciato che avrebbe-
ro rispettato il responso popola-
re. Bersani poi sarà più cauto:
«A noi risulta che siamo oltre,
ad altri no». Al Comitato France-
schini, in effetti, lo danno al 48
per cento. Comunque sia, da
quanto risulta dallo scrutinio
dei primi 3.500 seggi su 10.000,
la vittoria sembra certa: Bersani
è al 52 per cento, Franceschini
al 34,1 e Marino al 13,8.
Il leader emiliano fa il suo di-
scorso da segretario: «Oggi è la
vittoria di tutti. E dentro questa
vittoria c’è la mia. Ma il leader
lo farò a modo mio: il Pd non
può essere il partito di un uo-
mo solo, ma di un collettivo di
protagonisti». Bersani ringra-
zia Franceschini e rivendica il
successo popolare: «Sono orgo-
glioso di un partito che non ha
padroni». Poi qualche assaggio
di quel che sarà il Pd nei prossi-
mi mesi: «Un partito popolare e
un partito dell’alternativa, piut-
tosto che di opposizione: il con-
cetto di opposizione non sem-
pre contiene il concetto di alter-
nativa, mentre l’alternativa con-
tiene sempre l’opposizione».
Bersani annuncia l’apertura di
«un’iniziativa di confronto»
con le altre forze d’opposizio-
ne. E oggi sarà a Prato, a parlare
con gli artigiani.
Ad ascoltarlo, qualche metro
indietro, c’è una raggiante Rosy
Bindi, data come sempre più
probabile presidente del parti-
to. Lei non nega: «Vedremo, ve-
dremo», dice sorridendo. Pri-
ma di Bersani era apparso Mari-
no, in maglioncino rosso,
«estremamente soddisfatto»
per il risultato: «I nostri temi
entreranno nel Dna del Partito
democratico». Bisognerà ora ca-
pire se qualcuno uscirà, invece,
dal Pd. Ma oggi è ancora prema-
turo e Franceschini, a cui non è
servito neanche l’estremo en-
dorsement di Nanni Moretti,
ringrazia tutti. Commosso, spie-
ga che «guidare il Pd non è sta-
to un sacrificio, ma l’onore più
grande».
Per verificare l’architettura
del nuovo partito bisognerà
aspettare anche i dati in arrivo
dalle Regioni. Uno appare piut-
tosto clamoroso, ed è la sconfit-
ta di Sergio Cofferati, candidato
in Liguria per la mozione Fran-
ceschini, distaccato di venti
punti da Lorenzo Basso.
Resta da sottolineare il suc-
cesso dell’affluenza. Si è arriva-
ti a 3 milioni, cifra inferiore a
quella che fu comunicata nel
2005 per Romano Prodi (4,3 mi-
lioni) e nel 2007 per Walter Vel-
troni (3,5), ma comunque al di
sopra delle aspettative. Affluen-
za alta soprattutto in Lombar-
dia ed Emilia Romagna, mentre
in Lazio l’effetto Marrazzo
avrebbe provocato un calo tra il
17 e il 18%, negato però dal re-
sponsabile organizzazione del
Pd Maurizio Migliavacca. Qual-
che problema si è verificato nei
seggi a Messina, Roma, Napoli
e Massa. A Trieste, in un seggio
è stato trovato un caricatore di
pistola vuoto, con minacce con-
tro Debora Serracchiani.
Alessandro Trocino
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Con la mamma Ignazio Marino al gazebo con la madre Valeria, 87 anni (in primo piano)
I precedenti
16 ottobre 2005
Elettori: 4.311.149
Vincitore: Romano Prodi
con 3.182.000 voti
pari al 74,1%
Gli altri candidati:
Fausto Bertinotti
Antonio Di Pietro
Ivan Scalfarotto
Simona Panzino
Alfonso Pecoraro Scanio
Clemente Mastella
Marino in coda con la madre
«Se è venuta tanta gente
è anche un po’ merito mio»
Il vincitore
ROMA — Il medico chirurgo che dopo
aver compiuto oltre settecento trapianti d’or-
gano (compreso il primo nella storia dal bab-
buino all’uomo) e aver così salvato o allunga-
to la vita ad altrettante persone, avrebbe ora
voluto prendersi cura del Partito democrati-
co, diventandone segretario, all’una della not-
te è comunque soddisfatto (le proiezioni di
voto che lo riguardano vanno in altalena, dal
14% al 16%).
Ignazio Marino, nella bolgia del Nazareno,
sede del Pd, ha perciò messo su il sorriso
che, nelle ultime settimane di queste prima-
rie, avete imparato a conoscere. Un sorriso
sincero, che mai diventa ghigno (ed è in fon-
do per questo che quando le tivù hanno deci-
so di dargli spazio, s’è rivelato, oltre ogni po-
lemica e accusa, un comunicatore di notevo-
le talento). Parla piano. Indossa un maglione
rosso con la zip. Esce dall’ascensore, si trova
davanti Bersani (con la fronte un po’ imperla-
ta, gli occhi cerchiati, eccitati). Però Marino
è pronto: «Complimenti, Pier Luigi, gran col-
po...». E Bersani: «Complimenti a te, Igna-
zio... anche tu hai preso un mucchio di voti...
perché ne hai presi un bel po’, no?».
Salamelecchi, diplomazia spicciola.
Senatore Marino, in verità? «Mah... Se so-
no quasi tre milioni i partecipanti a questo
bellissimo rito di democrazia che sono le pri-
marie, un po’ di merito, beh, credo di averlo
anch’io». Un merito, senatore, che nasce co-
me? «Con il mio impegno. Vede, mettendoci
non solo la faccia, ma anche idee precise, e
spesso non scontate, penso di aver dato a tut-
ti la sensazione netta che c’era, come poi c’è
stata, partita vera». A quest’ora della notte,
lei oscilla tra il 13-14-15%... «Sa da quanto
partivo?» Da un modesto 7,92%, frutto della
tornata riservata ai soli iscritti. «Ecco, appun-
to... se resto intorno al 15%, beh, il mio è dav-
vero un grande trionfo politico...».
Le parole sono queste. I tigì vanno in diret-
ta. Arriva Michele Meta, responsabile della
macchina organizzativa: «La gente ha capito
che Ignazio portava un’aria nuova». La depu-
tata Rosa Calipari: «Mi sono schierata con
Ignazio, dando un peso alle idee... Credo che
Veltroni ci sia rimasto male, e mi spiace». Ma
ecco anche la Paola Concia e Ivan Scalfarotto.
Gira voce che Goffredo Bettini, burattinaio
abile e sofisticato, abbia solo telefonato.
Portano pizzette, aranciata. Il medico non
gradisce gli alcolici. «Ma no... è che aspettia-
mo i dati definitivi per brindare». Comunque
vada, lei, senatore, non vincerà. «Vuol sapere
come mi comporterò? Facile: riunirò i miei, e
insieme stabiliremo cinque, sei punti che a
noi paiono importanti e li metteremo sul
grande tavolo del Pd. Daremo lealtà a chiun-
que deciderà di condividerli».
Gli si avvicina un volontario: «Professore,
un caffè?». Giornata lunga, faticosa, ma un
chirurgo è abituato: «Anche se prima di un
trapianto spazzolo sempre un piatto di spa-
ghetti. Perché sai quando inizi, e mai quando
finisci. Mentre oggi, tra un impegno e l’altro,
sono rimasto a stomaco un po’ vuoto». Uno
abituato a controllare le emozioni. Anche
questa mattina. Quando è arrivato al gazebo
di piazza Fiume insieme alla madre Valeria,
di 87 anni («Mi sono iscritta al Pd lo scorso
anno e... Ah! Aggiungete pure che prima
Ignazio mi ha fatto il vaccino antinfluenzale
e ha una mano leggera, ma così leggera che
la puntura non l’ho proprio sentita!»).
Lui, rilassato. «Mi sono svegliato, ho pre-
parato un caffè, mentre Rossana, mia mo-
glie, accompagnava nostra figlia Stefania al
treno... andava a Perugia, alla festa del ciocco-
lato». Vota, saluta i militanti, va a messa.
«Perché fede e scienza possono coesistere».
Nel suo programma c’erano tre punti fermi:
merito, diritti civili, laicità. Ad un certo pun-
to, si è voltato: «Comunque finisca questa
giornata, scriva che un solo poster, di quan-
d’ero giovane, è rimasto appeso alla mia pare-
te: quello di Enrico Berlinguer».
Fabrizio Roncone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Il Pd non può essere
il partito di un uomo
solo, ma di un collettivo
di protagonisti»
14 ottobre 2007
Elettori: 3.554.169
Vincitore: Walter Veltroni
con 2.694.721 voti
pari al 75,8%
Gli altri candidati:
Rosy Bindi
Enrico Letta
Mario Adinolfi
Pier Giorgio Gawronski
Jacopo G. Schettini
La disputa
Il comitato Franceschini
dà Bersani al 48%
La replica: «A noi risulta
di essere oltre il 50%»
«Viaggio» nella Capitale
Ai seggi si scopre
Su La7
di nonni-elettori
Giornalista tv
riesce a votare
per tre volte
di MARIA LAURA RODOTÀ
na assertiva insiste per votare senza cer-
tificato elettorale, insistendo «sono in
zona». Una coetanea si azzuffa verbal-
mente con lei e grida «No! Dobbiamo
essere un partito serio!». Qualcuno si af-
faccia.
9.20, Ponte Milvio. La sezione dove
era iscritto Enrico Berlinguer. Fuori un
cartello a pennarello informa «domeni-
ca 25 non sarà possibile la visione della
partita». Dentro c’è fila. «Sono tranquil-
la, vince Bersani», sorride la sua rappre-
sentante di lista, Marika Vaida. Ma qui
non aveva vinto Marino, tra gli iscritti?
«Evabbe’, siamo pieni di medici». In-
dubbio.
9.50 via Ferrero da Cambiano, Vigna
Clara. I personaggi dei Vanzina abitano
qui. Ma anche qui c’è fila. E molte la-
mentele di chi ha sbagliato gazebo.
Un’elettrice che se la prende col quartie-
re «fascista, razzista, casinista, cafoni-
sta». Intanto si mette in coda una ven-
tenne, accolta con entusiasmo.
10.10, piazza Monteleone, zona Flem-
ing. Al gazebo lavora Paola Gaiotti de
Biase, classe 1927, più volte parlamenta-
re, tonicissima anche lei. Analizza il ca-
Tutto un partito davanti. Forse. Co-
me nel finale di un film di Paolo Virzì.
Così sono state le primarie, in giro per
Roma. Qualche ragazzo precario e mol-
te gentili persone anziane. Tra gli eletto-
ri, più centro che periferia, più borghe-
si che gente a basso reddito, più studen-
ti che commesse, più vecchi che giova-
ni, più donne che uomini. Un viaggio in
motorino tra il volgo disperso del cen-
trosinistra si può raccontare, volendo,
così.
8.15, piazza Cola di Rienzo. Rione
Prati, borghesia di destra con innesti fa-
rabutti. Quattro ragazzi sotto la tenda
offrono minicornetti ai primi votanti.
Due signore mattiniere si baciano e con-
frontano il voto: «Franceschini». «Ah,
io Marino». «Oddio, Marino. E’ come
quelli che una volta votavano Potere
Operaio». Addirittura.
8.40, piazza Melozzo da Forlì. Quar-
tiere Flaminio, case del Ventennio abita-
te da anziani e ambite dai loro nipoti. I
nipoti dovranno aspettare. Gli anziani
del Flaminio sono battaglieri. Una non-
MILANO — Il Tg di La7, nell’edizione
delle ore 20 di ieri, ha mostrato con un
servizio alcune presunte irregolarità
nello svolgimento delle primarie del
Partito democratico. «Senza trarre regole
né conclusioni — spiega al Corriere della
Sera il direttore Antonello Piroso —
abbiamo voluto semplicemente testare il
meccanismo del voto soprattutto nei
seggi decentrati». E il test qualche
risultato l’avrebbe prodotto: «In qualche
seggio di Roma si poteva votare senza il
necessario certificato elettorale. A
Castellammare di Stabia, invece, è stato
possibile votare addirittura tre volte: una
nostra giornalista ha votato due volte a
distanza di qualche ora nello stesso
seggio — il suo — e per la terza
votazione ha scelto un altro seggio.
Per buttarla sul ridere, potremmo
sperare che in par condicio abbia dato
una preferenza a Bersani, una a
Franceschini e una a Marino».
In coda Elettori del Pd a Milano (Marmorino/Newpress)
«Farò il leader, ma a modo mio»
che c’è un’armata
172430126.020.png 172430126.021.png 172430126.022.png 172430126.023.png 172430126.024.png 172430126.025.png 172430126.026.png 172430126.027.png
Corriere della Sera Lunedì 26 Ottobre 2009
Primo Piano
3
#
❜❜
Una gran bella giornata, una prova straordinaria di democrazia
e partecipazione per il Pd e per l’opposizione
Dario Franceschini
❜❜
Il Pd è l’unico partito in Europa che consente a elettori, simpatizzanti
e militanti di scegliere la segreteria nazionale
Ignazio Marino
Affluenza
votanti
3.000.000
Gli assetti La prima esigenza di Bersani è tenere unito il partito
L’ex ministro pensa alla squadra
In testa
Le regioni dove
si è votato di più:
Emilia Romagna
(300 mila elettori),
Lombardia (250 mila)
e Lazio (200 mila)
L’ipotesi della Bindi presidente
e
Il capogruppo alla Camera può restare ai franceschiniani
Dove si è votato
10.000 seggi e
175 collegi in tutta
Italia, tra i posti
più insoliti anche
parrocchie, cinema
e seggi itineranti
ROMA — È segretario solo
da qualche minuto, ancora non
è neanche andato al partito,
ma sa già quello che vuole. O,
meglio, il Pd che vuole. Nella
sede del suo comitato elettora-
le, con tutti i dirigenti che lo so-
stengono, Massimo D’Alema in
testa, Pier Luigi Bersani è net-
to: «Voglio archiviare le polemi-
che di questi anni, le storie sul
vecchio e il nuovo, non voglio
più un partito che faccia un’op-
posizione mediatica, fine a se
stessa... ma soprattutto voglio
un partito, perchè questo, dicia-
mo la verità, è mancato».
Sorride, bacia e abbraccia,
Pier Luigi Bersani. Fissa un ap-
puntamento con Dario France-
schini, un altro con Ignazio Ma-
rino. Con la sua cadenza piacen-
tina, i suoi motti padani, sem-
bra un tipo bonario. E forse lo
è. Certamente non è malleabi-
le. Non più di tanto, almeno.
Ama fare «a modo suo», come
ha tenuto subito a precisare.
Per questa ragione aspetta fino
a notte per sapere qual è la sua
percentuale definitiva. E soprat-
tutto per vedere se il suo rivale
Franceschini prenderà una per-
centuale minore rispetto a quel-
la attribuitagli dagli iscritti. An-
che perché a seconda del margi-
ne di vantaggio l’ex ministro
del governo Prodi potrà usufru-
ire di uno spazio di manovra
che gli consenta di metter ma-
no agli organigrammi di parti-
to con una certa disinvoltura,
senza la preoccupazione di pos-
sibili scissioni e ritorsioni.
Per la presidenza del Pd Ber-
sani ha già in mente un nome.
Quello di Rosy Bindi. Anche
perché le donne che sostengo-
no l’ex ministro ritengono che
sia lei la persona giusta, come
diceva qualche giorno fa Livia
Turco: «Ci vuole assolutamen-
te una donna come presidente,
di questo siamo convinte tutte,
e ci sono solo due nomi possibi-
li, quello di Bindi e Finocchia-
ro, ma Anna è già capogruppo
al Senato».
E a proposito di capigruppo,
è assai probabile che quello del-
la Camera cambi. È difficile che
il franceschiniano Antonello
Soro mantenga quella poltro-
na. E non è solo una questione
di spartizioni tra correnti. In
molti si sono lamentati per la
mancanza di polso dell’attuale
presidente dei deputati. Un
Pd gli ex popolari come Franco
Marini e Beppe Fioroni abbia-
no già lanciato un’offensiva di-
plomatica nei confronti di Ber-
sani e di D’Alema. L’altro gior-
no, in Transatlantico, Fioroni
diceva sorridendo: «Io comun-
que vada vinco». Una battuta,
ma fino a un certo punto.
Dunque, con gli ex ppi si
può trattare. Franceschini, in-
vece, si presenta come un osso
duro. Bersani non ha ancora ca-
pito se l’ex segretario intenda
fargli la fronda o meno. Al Sena-
to la maggior parte del gruppo
si era schierata con Franceschi-
ni, alla Camera quasi la metà.
Se l’ex leader volesse dare del
filo da torcere al neo segretario
potrebbe farlo. Ed effettivamen-
te Franceschini sembra inten-
zionato, almeno per ora, a ca-
peggiare l’opposizione interna.
Tutto sta a vedere come. Per-
chè alla fine della festa l’opposi-
zione di Franceschini potrebbe
addirittura tornare utile a Ber-
sani: potrebbe infatti arginare
l’emorragia dei veltroniani, in-
tenzionati a defilarsi se non ad
andarsene.
Da segretario Bersani dovrà
giocare un’altra partita tutta in-
terna. Quella con i «suoi» allea-
ti. In particolare con D’Alema.
Quanti dirigenti vicini al presi-
dente della Fondazione Italia-
nieuropei verranno piazzati
nei posti-chiave del partito? Si
parla già di Gianni Cuperlo al-
l’informazione, il ruolo ricoper-
to finora da Paolo Gentiloni. E
l’importanza che avranno i da-
lemiani nel nuovo organigram-
ma sarà un fattore nient’affatto
trascurabile per il futuro del
Pd.
Il contributo
Con un versamento
minimo di 2 euro,
secondo il partito, sono
stati raccolti almeno
6 milioni di euro
Su www.corriere.it lo speciale Primarie
Primarie
25 ottobre 2009
I risultati*
52%
Pier Luigi
BERSANI
Lo sconfitto
Franceschini guiderà
l’opposizione interna: il
nuovo leader spera che
così trattenga i veltroniani
34,1%
Dario FRANCESCHINI
1%
Nato a Bettola
il 29 settembre 1951
Sposato, due figlie
o FRANCESCHINI
esempio per tutti, la vicenda de-
gli assenti del Pd nella votazio-
ne sullo scudo fiscale. Quella
volta non erano stati lanciati i
soliti messaggi insistenti in cui
si chiede l’obbligo di presenza,
come si fa nelle occasioni parti-
colari. Chi potrebbe prendere il
posto di Soro? L’avrebbe volu-
to volentieri Piero Fassino
quando credeva che vincesse
Franceschini. Così non è stato.
In questi giorni si era fatto an-
che il nome di Enrico Letta.
Ma non è detto che la poltro-
nissima della presidenza del
gruppo a Montecitorio finisca
a un esponente della mozione
Bersani. Quel posto potrebbe
diventare oggetto di trattativa
con l’area che fa capo a France-
schini. Non è un mistero per
nessuno, infatti, che dentro il
13,9%
Nato a Ferrara
il 19 ottobre 1958
Sposato, due figlie
a Ferrara
ottobre 1958
sato, due figlie
Ignazio MARINO
Nato a Genova
il 10 marzo 1955, chirurgo
Sposato, una figlia
*Dati su 3.341
seggi scrutinati
pari al 35% del totale
Maria Teresa Meli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
CORRIERE DELLA SERA
so Marrazzo senza imbarazzo: «Influirà
in un senso e nell’altro. Nei circoli sono
arrabbiati con lui; molti elettori non ver-
ranno per questo. Altri invece, arrabbia-
ti anche loro, decideranno che è il mo-
mento di muoversi». Vinceranno i pri-
mi, di misura.
10.40, piazza Euclide, Parioli. Etàme-
dia altissima, ingentilita da mamme
con figlie adolescenti scese dalle Smart.
Nella celebre piazza nera, la fila aumen-
terà dopo la messa. A fine giornata, si
aspetterà un’ora per votare.
11.30 Viale delle Province. Fila meno
abbiente e più giovane. Tranne un’altra
ottantenne curata, con bastone, ombret-
to azzurro e scoppola viola: «Sono una
di sinistra buona, non "litigosa". Ho pa-
ura anche di quelli della destra buona,
Al voto
io il fascismo me lo ricordo».
12.00, via Sant’Agata dei Goti, rione
Monti. Mostruosa fila inmodalità "tutti
da Fulvia sabato sera". Aspetta di votare
Valentino Parlato, tra gli scrutatori c’è
la sorella di GiovannaMelandri, inmez-
zo c’è la pragmatica Bianca, ricercatrice:
«Voto Bersani ma se fosse stato primo
Franceschini avrei votato lui. Serve
un’opposizione unita e basta».
12.45, via dei Giubbonari, Campo de'
Fiori. Fotografi appostati per i Vips .Pe-
rò il più vip è un ignoto milanese che
sgrida gli scrutatori perché ha sbagliato
seggio (lui); lo accompagna un figlio ve-
stito da cavallerizzo, con stivali e felpa
«St. George Pony Club».
14.00, via Galilei, piazza Vittorio, cuo-
re multietnico di Roma. Su 900 elettori
hanno votato «due argentini col passa-
porto e due filippini col permesso di
soggiorno», e si spera nel pomeriggio.
15.00, via Tiburtina 521. E’ zona po-
polare, e c’è meno fila. Di fronte al Ti-
burtina Shopping Center Roberto e Mi-
rko, studenti fuorisede, elogiano la
«scelta sobria» di Marrazzo, ma gli vie-
ne da ridere.
16.30, circolo Prenestino-Pigneto, ac-
canto all’albergo cinese Jia Huan. Anche
qui pochi stranieri e pochi sedicenni. Il
presidente Giorgio Endrizzi, ex
Pci-Pds-Ds, si definisce «criticamente
Pd». Molti alzano gli occhi al cielo e con-
dividono.
17.20, piazza Talenti. Roberta Leonci-
ni, laureanda piddina, smista il traffico
nella tendina bianca accanto al mega-
bar multipiano Lo Zio d’America. Sem-
bra una metafora dell’opposizione ai
tempi di Berlusconi. Poi si vedrà, ovvia-
mente.
Una signora
vota in un seggio
di Milano
(Foto Locci).
Secondo Maurizio
Migliavacca,
responsabile
della
commissione
nazionale
del Partito
democratico per
le primarie, gli
elettori «sono stati
sicuramente più
di due milioni
e mezzo»
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Lunedì 26 Ottobre 2009 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Lunedì 26 Ottobre 2009
Primo Piano
5
#
Le primarie Lo sconfitto
❜❜
Noi sostenitori di Franceschini siamo come i giocatori della Roma,
che hanno perso malamente in casa
Jean Leonard Touadi
Franceschini incorona il rivale
Vincino
Campania
«Servirò il partito da iscritto»
Il leader uscente
aCastellammare
Il caso camorra
non frena gli elettori
«C’è un segretario, Pier Luigi». Poi la nota sui numeri: ci risulta al 48%
DAL NOSTRO INVIATO
ROMA— «Siamo come la Ro-
ma, abbiamo perso malamente
in casa». Alle dieci e un quarto
della sera è il vicesegretarioman-
cato, Jean Leonard Touadi, a por-
tare nella sede del Pd la notizia
della sconfitta del leader. E venti
minuti dopo ecco l’ormai ex ca-
po del partito, Dario Franceschi-
ni, salire al terzo piano del Naza-
reno e riconoscere la sconfitta:
«Emerge con chiarezza che Ber-
sani è il nuovo segretario, gli ho
già telefonato». Lo aveva pro-
messo e non ha tradito i patti.
Per lui la sfida congressuale fini-
sce qui, l’assemblea del 7 novem-
bre sarà soltanto «una ratifica».
Orgoglio, dignità e il sorriso
(tirato) di chi si sente con la co-
scienza a posto. «Continuerò a
servire il mio partito da iscritto,
da parlamentare...». Piero Fassi-
no ha gli occhi lucidi, FrancoMa-
rini mordicchia la pipa spenta,
Rosato, Giacomelli, Verini, Fioro-
ni, Marina Sereni e gli altri della
cerchia più stretta provano a non
tradire le emozioni. Ed è lui che
li rincuora: «Questa non è una se-
rata di delusione, è una serata di
festa per tutti, perché ha vinto il
Pd». I suoi ora temono che Bersa-
ni e D’Alema «colpiranno duro»,
ma Franceschini sembra non cu-
rarsene, si dice «orgoglioso» di
aver restituito al Pd, in soli otto
mesi e quattro giorni, «un cam-
mino di forza e, spero, di unità».
Ma poiché ha debuttato in politi-
ca che aveva i calzoni corti, più
tardi farà filtrare una nota in cui
si dice che Bersani si sarebbe fer-
mato al 48 per cento. Vero o no,
il messaggio è chiaro: il partito si
governa uniti, perché lui e Mari-
no assieme pesano almeno quan-
to il nuovo segretario. E se il Pd è
rinato è ora di renderne merito
anche a Walter Veltroni, perché
con lo «choc» delle dimissioni
«ci ha messo in condizioni di ri-
partire».
E dire che, a metà mattina, vi-
sta l’affluenza «boom» e l’endor-
sement di Nanni Moretti («Io vo-
to Franceschini»), Dario aveva
cominciato a sperare. Così, al-
l’ora di pranzo, ha scritto su
Twitter «Grazie Nanni! Promet-
to: dirò qualcosa di sinistra».
Ora invece a dire qualcosa di si-
nistra sarà Bersani e lui, male
che vada, guiderà l’opposizione
interna.
La giornata era iniziata con
un blitz a Castellammare di Sta-
bia, luogo simbolo delle infiltra-
zioni camorristiche e della politi-
ca che uccide. E quindi, per
Franceschini, una terra em-
blematica quanto a deside-
rio di cambiamento. Alle
quattro, camicia botton
down sotto il girocollo
blu, eccolo al gazebo di
piazza del Popolo. «Chi
voto? Sono indeciso»
scherza davanti alle tele-
camere. E quando si im-
batte in un gruppone di
concittadini in gita li am-
monisce, scherzando
ma non troppo: «Cosa
ci fate a Roma? Dovre-
ste essere a Ferrara a votare per
me! Se perdo per trenta voti,
guai a voi».
Verranno giorni difficili, ha
detto ieri sera in conferenza
stampa Franceschini. Parlava
dell’Italia, ma anche del Pd. E in-
fatti non ha mancato di rivendi-
care come suo il successo dei ga-
zebo, convinto che Bersani non
ci abbia mai creduto: «La scelta
del segretario da parte del popo-
lo delle primarie è irreversibile».
Per Walter Verini è un dato «da
cui non si potrà prescindere» e
che disegna, nell’interpretazione
dei franceschiniani, un partito
ben diverso da quello immagina-
to da Bersani. Un Pd magari non
«liquido», ma di certo aperto.
Tre mesi di campagna per da-
re l’assalto a Bassolino e Loiero,
indicati come la malattia che di-
vora le viscere del centrosini-
stra. Hanno fatto notizia gli im-
pietosi affondo di Franceschini
contro Massimo D’Alema, preso
a paradigma del vecchio che de-
ve fare spazio al nuovo. E il nuo-
vo, nella squadra di Dario, avreb-
be avuto i volti di Debora Serrac-
chiani, David Sassoli e del profes-
sor Touadi. Il piccolo «Obama»
del Pd nostrano è stato l’ultimo
colpo di scena prima del voto.
Un nero come vicesegretario e il
ritorno del ticket all’americana,
la stessa formula che lanciò Fran-
ceschini come numero due di
Veltroni.
CASTELLAMMARE DI
STABIA (Napoli) — Nel
seggio del Pd probabilmente
più osservato d’Italia, dove le
ultime vicende di cronaca
avevano creato il timore di
tensioni, il voto delle primarie
è filato liscio, e anche con la
sorpresa — gradita dai
militanti — della visita di
Franceschini. A Castellammare
di Stabia mesi fa è stato ucciso
un consigliere comunale pd, e
tra i presunti assassini c’è un
iscritto al Pd nello stesso
circolo della vittima. Ovvio
che tutto questo potesse
pesare sulle primarie, e il
primo timore era che si
registrasse un clamoroso calo
di votanti. Invece il dato finale
dice che in 1.900 hanno
risposto all’appello. «Ci
bastava arrivare a 1.200, e cioè
raddoppiare il numero degli
iscritti, e ci saremmo sentiti
soddisfatti. Quindi è andata
molto meglio delle
aspettative», dice il
vicesindaco Nicola Corrado».
Che aggiunge: «Ora dobbiamo
assolutamente prendere
questa adesione come un
segnale per ricominciare».
Altrove le cose sono andate
meno bene. In particolare nel
seggio del quartiere
napoletano Piscinola, e in
provincia, a Frattamaggiore.
Nel primo caso le votazioni
hanno subito un lungo stop
per una rissa all’interno del
seggio che ne ha provocato la
chiusura per tutta la
mattinata. Si è ricominciato a
votare nel pomeriggio,
proprio mentre a
Frattamaggiore il voto veniva
sospeso e l’intera
consultazione annullata.
All’origine dei problemi i
tentativi di alcuni elettori di
partecipare senza presentare la
scheda elettorale né il
documento di identità.
Qualcuno ha cercato anche di
votare senza versare i due
euro richiesti. Alla fine gli
esponenti dell’area
Franceschini hanno
presentato un ricorso agli
organismi nazionali e la
consultazione di
Frattamaggiore è stata
annullata.
Sostenitore
ATrieste
Dario Franceschini.
Sopra Nanni Moretti,
che ha scelto di votare
per il segretario uscente
Minacce
alla Serracchiani
MILANO — Un caricatore
di pistola vuoto e minacce
all’europarlamentare
Debora Serracchiani,
candidata alla segreteria
regionale del Pd del Friuli
Venezia Giulia (mozione
Franceschini), è stato
trovato ieri in un seggio Pd
a Trieste. La Digos sta
indagando su un
pregiudicato triestino che
in passato ha realizzato
episodi analoghi.
Monica Guerzoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Testimonial e gazebo In silenziomolti volti noti impegnati nel 2007, come Sabrina Ferilli. Il papà: «Ho scelto Bersani, mia figlia non lo so»
Ghini, Cinquetti, Marcorè: delusi ma al voto
pro Franceschini). Mentre Enrico Berto-
lino, conduttore di Glob su Rai2, ha vo-
tato a Milano: «È un segno di democra-
zia esprimere la propria opinione, e io
ci tengo. Anche se il Pd oramai è una
ciurma di sbalestrati. Moretti pro Da-
rio? Per questo è ora di cambiare...».
Avrebbe votato, ma non dice per chi,
l’attrice Margherita Buy, nelle sale con
il film Lo spazio bianco di Francesca Co-
mencini: «Purtroppo non sono potuta
andare, e me ne dispiace. Avevo un im-
pegno di famiglia. Chi avrei scelto?
Non lo dico, è ovvio». E tra i disillusi
alla Gabriele Muccino, che nei giorni
scorsi ha dichiarato «se dovessi sceglie-
re a sinistra farei fatica: mi ha deluso»,
anche il regista di Casomai Alessandro
D’Alatri: «Votare per le primarie? Ma
non ci penso proprio. Mi hanno stufato
tutti. Tutti. Facciano qualcosa di concre-
to, e solo allora li prenderò di nuovo
sul serio».
MILANO—Papà Giuliano non se lo
fa ripetere due volte: «Chi ho votato?
Pier Luigi Bersani, ci mancherebbe... Al-
trimenti chi lo sente il mio amico Ugo
Sposetti?». Ma della figlia Sabrina, che
alle primarie del 2007 fu tra le sosteni-
trici più convinte di Veltroni, anche il
signor Ferilli non sa nulla: «È appena
tornata da Los Angeles, e in questi gior-
ni è a Milano. Non so se ha votato alle
primarie».
Che differenza con due anni fa, quan-
do per Veltroni si schierarono vip e qua-
si vip. Un parterre in grado di far invidia
a una mostra del cinema. O di incattivire
il professore «anti-conventicole» di Cate-
rina va in città di Paolo Virzì, Sergio Ca-
stellitto, che ora si è speso per Ignazio
Marino. Pochi e tiepidi gli appelli per il
voto. Con Franceschini, ad esempio, Jo-
vanotti e Liliana Cavani. Per Marino an-
che Moni Ovadia. E per Bersani Littizzet-
to, Gnocchi e Staino. Mentre molti, co-
me Neri Marcorè, hanno votato senza en-
tusiasmo: «Non so se indicherò un no-
me».
Per le primarie, ieri, scarsa affluenza
di volti noti. Un clima di smobilitazio-
ne che l’attore Massimo Ghini, in passa-
to sponsor attivo del centrosinistra,
spiega a modo suo: «Ho votato alla se-
zione di via Goito, a Roma. Ma non di-
co per chi, perché ogni volta, poi, noi
dello spettacolo facciamo solo testimo-
nianza. Non sono né un nano né una
ballerina. Non mi convinceva nessuno
dei tre candidati, ma mi aspetto che chi
vincerà ci tiri fuori dal guado». E l’ en-
dorsement di Moretti per Franceschini?
«Bravo Nanni, ma io taccio». Disillusi
anche altri «reduci» del 2007. Come Gi-
gliola Cinquetti. L’interprete di Non ho
l’età si spese pubblicamente per le pri-
marie del Pd, «ma stavolta Prodi non
c’è, e dunque... Voto però nonmi schie-
ro per nessuno. È un’altra fase». O co-
me l’attrice Claudia Gerini. Niente ap-
pelli: la Jessica di Viaggi di nozze ha pre-
ferito dedicarsi alla sua seconda bimba
avuta un mese fa. Ai seggi del Pd di Ro-
ma sono stati avvistati invece i tre king
maker della saga del commissario Mon-
talbano: lo scrittore Andrea Camilleri
(schierato con Franceschini), il produt-
tore Carlo Degli Esposti e l’attore Luca
Zingaretti. Ma anche Maria Rosaria
Omaggio, la cantante Nicki Nicolai con
il marito Stefano Di Battista (entrambi
Attrici
Margherita
Buy non ha
potuto votare
ma avrebbe
voluto.
A destra
Sabrina Ferilli,
che non si è
schierata
F. B.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Angela Frenda
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