Il Corriere della Sera - 09.09.2009.pdf

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MERCOLEDÌ 9 SETTEMBRE 2009 ANNO 134 - N. 213
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Investimenti
Vademecum
Da venerdì
Oro record, oltre i mille dollari l’oncia
Tassi, scadenze, liquidità
Guida ai «Bot aziendali»
Giovanni Allevi
Il secondo cd: «Joy»
Il massimo grazie alla moneta debole e ai timori per una ripresa dell’inflazione
di Massimo Sideri
apagina31
9,90 euro
più il prezzo
del quotidiano
di Antonia Jacchia apagina33
LE ÉLITE E IL PREZZO DELLA CRISI
L’interrogatorio dell’imprenditore che rivela agli inquirenti: «Pagai la cena elettorale a favore di D’Alema»
CLASSI DIRIGENTI
SOTTO PROCESSO
Escort e politici, i verbali di Bari
Tarantini: 18 serate da Berlusconi con 30 ragazze. Gli incontri del pd Frisullo
di DARIO DI VICO
L’ insofferenza di
riva a contrapporre gli ope-
rai dell’Innse alle élite: se
le feste della Lega hanno
soppiantato sul territorio
per verve e quantità quelle
dell’Unità, il ministro sem-
bra voler rinverdire i fasti
di Fortebraccio, il fustiga-
tore di «lorsignori». Nella
sua strategia c’è anche la
volontà di far pagare alla
classe dirigente la storica
vicinanza con il centrosini-
stra, quella contiguità che
portò Pier Luigi Bersani
una volta a formulare la
più amara delle battute:
«Se non ci fosse il suffra-
gio universale vincerem-
mo sempre noi». Quanto
l’insofferenza tremontia-
na, ripetuta ed esibita, sia
efficace lo diranno i son-
daggisti, che appaia poco
lungimirante lo si può intu-
ire da subito. Se Obama e
Fillon attaccano i propri
manager l’immagine degli
States e della Francia non
ne risente, se Tremonti fa
lo stesso con quel pezzo di
classe dirigente italiana
che vanta una robusta
agenda internazionale, ne
va di mezzo la credibilità
del Paese.
È per altro evidente co-
me di fronte all’assedio di
Tremonti le élite fatichino
a trovare il passo di una
convincente controffensi-
va. Pagano il peccato di
aver sostenuto nei conve-
gni la società aperta ma di
aver praticato la logica del
circuito chiuso, portano la
colpa di aver alimentato la
falsa idea della propria su-
periorità antropologica, pa-
gano soprattutto l’aver
snobbato il terreno del
consenso. Fin quando
l’economia dovrà chiedere
alla politica di ripianare il
proprio deficit di fiducia
popolare, giocoforza dovrà
pagare ai governanti il
prezzo della commissione.
Pensandoci bene la rispo-
sta potrebbe proprio parti-
re da qui, guardando la lu-
na (la mancanza di consen-
so) piuttosto che il dito (le
bordate di Tremonti).
ddivico@corriere.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA di GIAN ANTONIO STELLA
M IKE B ONGIORNO
di FIORENZA SARZANINI
Giulio Tremon-
ti nei confronti
delle élite è cre-
scente. Siano i banchieri
che rifiutano i Tremonti
bond, siano gli economisti
che criticano le sue scelte
di politica economica, il
ministro appena può li
mette nel mirino. È gente
a cui della parola democra-
zia piace solo la seconda
parte (il kratos) e conside-
ra il demos «come un op-
tional» ha detto al semina-
rio Ambrosetti aggiungen-
do: «Ma dalla crisi non si
esce senza il popolo». È
proprio l’elemento dema-
gogico, in senso letterale,
che sembra spingere Tre-
monti a intensificare quel-
la che ha i tratti di campa-
gna politica, tambureg-
giante quanto facile da di-
vulgare. Sa che tra le ban-
che e un’opinione pubbli-
ca fatta di piccole imprese
e famiglie corre una linea
di frattura, sa che la popo-
larità dei banchieri non è
stata mai alta e oggi tanto
meno. Da politico abile
qual è diventato, Tremonti
si infila in questa contrad-
dizione. La amplia a dismi-
sura contando sul fatto
che oggi paga di più attac-
care la finanza che la Ca-
sta.
La sua linea di condotta
si inserisce in una tenden-
za internazionale che acco-
muna tutti i governi in cari-
ca. Si trovano robusti ac-
centi demagogici nelle
aspre polemiche di Barack
Obama contro i ceo padre-
terni e a Cernobbio sabato
scorso François Fillon, pri-
mo ministro di Francia, è
arrivato a sostenere che il
suo governo si muove per
ridimensionare i bonus
dei grandi manager per-
ché sente «un’aria di rivol-
ta dell’uomo della strada».
Chi amministra, dunque,
avvalora l’idea che le élite
non stiano pagando il prez-
zo della crisi, anzi che
aspettino solo il momento
buono per riconquistare
privilegi e prerogative.
Quando può, Tremonti ar-
1924
2009
Da settembre 2008 alla fi-
ne di gennaio 2009 Giampao-
lo Tarantini avrebbe recluta-
to una trentina di ragazze per
le feste di Silvio Berlusconi:
tra loro anche alcune compar-
se in tv, come Barbara Guer-
ra e Carolina Marconi del
Grande Fratello. Lo ha detto
lo stesso imprenditore pu-
gliese in un interrogatorio.
Alcune ragazze hanno ricevu-
to 1.000 euro «per prestazio-
ni sessuali», altre solo un rim-
borso spese. Tarantini ha an-
che ammesso di aver pagato
una cena elettorale cui prese
parte D’Alema e di aver orga-
nizzato incontri con prostitu-
te per Frisullo (Pd).
PAGINE 10 E 11 Balenzano
Il premier
«Due procure
cospirano
contro di me»
di RITA QUERZÉ
A PAGINA 12
Fini
«Io e Silvio?
Non è tutto
a posto»
di PAOLA DI CARO
A PAGINA 13
Da Genova aMilano perdite milionarie
Debiti con i derivati:
finiscono in rosso
quasi 400 Comuni
di SERGIO RIZZO
La lettera
Addio a Mike Bongiorno, simbolo della televisione
italiana: è stato stroncato da un infarto a Montecarlo,
dov’era in vacanza con la moglie. Aveva 85 anni. Stava
preparando un nuovo quiz per Sky. DA PAGINA 2 A PAGINA 9
Nonostante il calo dei
tassi, le contromisure de-
gli ultimi due governi e
gli allarmi lanciati anche
da Bankitalia, la febbre
dei derivati è dilagata co-
me la nuova influenza:
da Genova a Milano; in
piccoli e grandi centri.
Qualche mese fa la Cor-
te dei conti, in un rappor-
to, ha tracciato un qua-
dro devastante. I Comuni
che hanno contratti po-
tenzialmente tossici con
le banche sono 737 e, a lu-
glio dello scorso anno,
387 di essi ipotizzavano
di subire perdite. Il debi-
to complessivo dei Comu-
ni con i derivati è di 27,2
miliardi: 1.429 euro per
ognuno dei 19,8 milioni
di abitanti.
Giannelli
Troppe leggi
sul lavoro
Ne basta una
Il presentatore immortale
che aveva il culto della semplicità
di PIETRO ICHINO
C aro Direttore, tra le
di ALDO GRASSO
ALLE PAGINE 2 E 3
molte tare che
appesantiscono la nostra
economia, ce n’è una che
può essere superata in
tempi molto rapidi, senza
costi per lo Stato e con
grande vantaggio
immediato per lavoratori e
imprese: mi riferisco
all’enorme volume e
complessità della normativa
che oggi regola in Italia il
rapporto di lavoro.
CONTINUA A PAGINA 18
«Appartiene alla memoria di tutti
la sinistra non può strumentalizzarlo»
di FRANCESCO VERDERAMI
A PAGINA 6
Il salto dalla Rai a TeleMilano
e alla fine un minestrone ad Arcore
A PAGINA 6
A PAGINA 25
Convivenza, stessi doveri del matrimonio
di LUIGI FERRARELLA
Non solo il matrimonio tra marito e
moglie, ma anche il rapporto di convi-
venza, se intenso e protratto nel tem-
po, può fare nascere lo stesso «dovere
di cura», gli stessi «reciproci obblighi
di assistenza morale e materiale» che la
legge pone a carico dei coniugi e «presi-
dia» con pene da 1 a 8 anni: è l’innovati-
vo principio indicato dalla Corte d’ap-
pello di Milano nel processo a un uomo
imputato di aver abbandonato la convi-
vente gravemente malata, poi morta.
A PAGINA 27
Un commento di I. Bossi Fedrigotti A PAGINA 18
L’egiziano Hosni, le frasi antisemite e l’Unesco
Il ministro che vietava
anche Lolita e Kundera
di PIERLUIGI BATTISTA
i prossimi 10 anni l’Unesco, Farouk Hosni,
ha chiesto scusa per aver detto nel maggio del
2008, nella sede del Parlamento egiziano, di voler
«bruciare» personalmente i libri israeliani nelle
librerie del Cairo.
CONTINUA A PAGINA 21
HA SEGNATO TRE EPOCHE DELLA TV
IL RICORDO DI CONFALONIERI
TRENT’ANNI DI RAPPORTI CON IL CAVALIERE
Milano, sentenza su un uomo che ha abbandonato nel degrado la compagna malata
L’ uomo che con ogni probabilità guiderà per
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2 Primo Piano
Mercoledì 9 Settembre 2009 Corriere della Sera
#
1924
Le sue frasi
più famose
❜❜
Alla Rai devo tutto quello che ho avuto, a Berlusconi il benessere in cui ho
vissuto. Ma il talento per le gaffe ce l’ho per natura
Addio a Mike
il re della tv
«Allegria!»
Mike Bongiorno in uno
dei suoi tipici modi di
salutare (a sinistra). A
destra con Raffaella
Carrà nel 2001 al 51˚
Festival di Sanremo.
Nella foto in bianco e
nero è invece ai tempi
dei suoi esordi
televisivi: dopo essere
tornato a New York
alla fine della Seconda
guerra mondiale,
Mike si era ristabilito
definitivamente
in Italia nel 1953
E’ stato il primo alla Rai, a Canale 5 ed era arrivato a Sky
I suoi programmi hanno fatto storia (come le sue gaffe)
di ALDO GRASSO
partecipava alle ospitate tv, ai program-
mi di Fiorello (che gli ha regalato non
una seconda ma un’eterna giovinezza),
agli spot. Aveva un solo cruccio: non la
famosa Fenomenologia scritta da Um-
berto Eco ma la mancata nomina a se-
natore a vita. Ci teneva, eccome, e non
ne faceva mistero.
A suo modo, Mike è stato veramen-
te un «padre della patria». A differen-
za di alcuni suoi colleghi, Mike ha in-
terpretato il mestiere con molto scru-
polo, al limite della meticolosità; nel fa-
re e nel raccontare la tv, ha sempre
scelto il punto di vista del «semplice».
Per questo, fin dagli inizi della sua car-
riera, ha continuato a produrre — un
po’ per carattere, un po’ per mestiere
— gaffe, bizze, goffaggini, battute che
hanno garantito un richiamo popolare
non meno forte di quello esercitato
dai giochi proposti. Anche se la cele-
berrima battuta rivolta a una concor-
rente («Ahi, ahi signora Longari, lei mi
è caduta sull’uccello!»), non è mai sta-
ta pronunciata. Attribuita a lui, però, è
diventata più vera del vero, una leggen-
da metropolitana.
Per il suo coraggio della semplicità,
Mike è sempre stato facile preda degli
entomologi dell’ovvio. Ma dire che era
mediocre, ignorante, succube degli
esperti, prodigioso gaffeur privo di
umorismo era anche un modo cifrato
di avvertire i suoi fans che il loro idolo
era lo specchio di una qualità antica:
l’aurea medietà (la caratteristica più
ragguardevole dei media, in medio
stat Mike), quel buonsenso che contri-
buisce a rendere più saggi gli uomini.
Non è facile esercitare la propria gran-
dezza nelle cose ritenute di poco con-
to.
Il cordoglio
tali di cui, dannatamente, «si è già det-
to tutto». Nel suo perfetto maquillage,
esaltato da un trapianto tricologico, ap-
pariva ormai circonfuso di luce pro-
pria, come una stella fissa. I concorren-
ti che partecipavano ai suoi quiz gli re-
cavano offerte votive. La sua frase di sa-
luto, «Allegria!», era accolta come una
benedizione pontificale. Non parlava
mai male dei colleghi, come se vivesse
in un mondo pacificato le cui uniche
interruzioni ammesse erano solo i
«consigli dalla regia».
Dagli uomini di cultura (o da quelli
che si credevano tali), Mike veniva ge-
neralmente considerato un evento au-
rorale su cui fondare una mitologia ne-
gativa: le sue apparizioni televisive era-
no come la fodera invisibile del ludi-
brio della cultura, della mancanza di
curiosità, dell’immobilismo. Invece lui
era molto rispettoso dei ruoli, dell’au-
torità, dei «professori»: ai tempi di
«Lascia o raddoppia?» considerava il
notaio Carlo Marchetti, cui si rivolgeva
per ogni dubbio, una sorta di divinità
terrena, il custode della verità assolu-
ta.
Mike Bongiorno si riteneva immor-
tale, fanciullescamente immortale.
Come se la sua icona avesse da tem-
po regolato i conti con la fragilità del
corpo. Continuava a praticare gli
sport, a sfidare l’età («dalle ultime ana-
lisi mediche, amava ripetere, risulta
che ho vent’anni di meno»), a cercare
nuove sfide. Ancora ieri mattina appa-
riva in uno spot con Fiorello per lancia-
re il suo nuovo programma «RiSkytut-
to», la riedizione per la tv satellitare
del suo più celebre quiz. L’immortalità
l’ha comunque sfiorata: è stato il pri-
mo presentatore della Rai, anno 1954;
è stato il primo presentatore di Canale
5, anno 1980 (che allora si chiamava an-
cora Telemilano); è stata la star starter
di SkyUno, anno 2009.
Nessun presentatore al mondo ha
mai avuto un simile privilegio: segnare
tre epoche, tre modi diversi di fare e
intendere la tv.
Mike ha ottenuto tutto dalla vita e
dalla tv, era un uomo felice con
qualche ferita (l’ultima, il disa-
more da parte di Mediaset):
basta ricordare l’entusia-
smo con cui ogni giorno
Napolitano:
esempio
di laboriosità
ROMA — «La triste
notizia dell’improvvisa
scomparsa di Mike
Bongiorno mi ha
vivamente colpito». È
quanto ha affermato in
un messaggio di
cordoglio alla moglie il
presidente della
Repubblica Napolitano.
«Egli è stato tra i creatori
e i protagonisti della
televisione pubblica e
privata, è divenuto dallo
schermo una presenza
familiare. Mike
Bongiorno resta uno
straordinario esempio di
laboriosità, di simpatia
comunicativa».
Tentare una fenomenologia di Mike
è stato un tópos del pezzo di costume
e della ricerca sociologica sulle comu-
nicazioni di massa; ogni occasione era
propizia. Ci hanno provato in molti,
persino in situazioni insospettabili; da
Marcello Marchesi a Nicola Chiaro-
monte, da Achille Campanile a Orio
Vergani, da Camilla Cederna a Luciano
Bianciardi, da Umberto Eco a Beniami-
no Placido.
Appena la si afferrava, la favola Bon-
giorno si espandeva in un ventaglio
dai molti spicchi. In ciascuna storia di-
vergente si riflettevano le altre e tutte
ci sfioravano come una ragnatela di
ombre.
Gratificato delle attenzioni più insi-
gni, era né più né meno uno di quei
Ma la cosa più sorprendente di
Mike è stata la sua vita, al di fuori del
piccolo schermo. Una vita intensa quel-
2009
150912729.014.png 150912729.015.png 150912729.016.png 150912729.017.png 150912729.018.png 150912729.019.png 150912729.020.png 150912729.021.png 150912729.022.png 150912729.023.png 150912729.024.png 150912729.025.png
Corriere della Sera Mercoledì 9 Settembre 2009
Primo Piano
3
#
❜❜
Sono un appassionato subacqueo, ma non sono un
professionista, eh, sono solo un sub... normale
❜❜
I grandi artisti muoiono in scena, magari lo farò anche io,
però brandendo un prosciutto
Con due Papi
Sopra, siamo nel 1950: Mike Bongiorno,
assieme ad altri personaggi, viene
ricevuto da Papa Pio XII (Eugenio Maria
Giuseppe Giovanni Pacelli). Sotto, invece,
è con un altro Pontefice: Karol Józef
Wojtyla, ovvero Papa Giovanni Paolo II
Con Fiorello
Nell’autunno del 2007 lo Iulm di
Milano ha dato a Mike
Bongiorno la laurea honoris
causa in televisione, cinema e
produzione multimediale. In
occasione della cerimonia,
Bongiorno tenne una lectio
magistralis di quaranta minuti.
Al suo fianco c’era anche
Fiorello (foto sopra). Due «cavalli
di razza» della tv italiana, ma
soprattutto due amici. Che
presto si sarebbero ritrovati a
lavorare sotto lo stesso satellite:
quello di Sky. Il 12 novembre,
infatti, doveva partire il nuovo
quiz di Mike: «Riskytutto»
Tra le Miss
Sopra, Mike Bongiorno
presidente della giuria di
Miss Italia 2007 tra le
braccia delle concorrenti
del concorso di bellezza
e, a sinistra, ad una
premiazione con Alberto
Sordi (scomparso nel
2003)
doni, quando lo sponsor gli riempieva
la casa di vettovaglie.
Una volta mi ha invitato a pranzo
nella sua villa sul lago Maggiore: mi
sembrava di essere entrato in una favo-
la, ogni portata era il bonus di una tele-
vendita.
Mike era un candido. Personalmen-
te ritengo fosse anche un poeta dadai-
sta, forse l’ultimo. E non ha nessuna
importanza che ne avesse coscienza o
la di Michael Nicholas Salvatore
Bongiorno, senza la «u», come
ci teneva a precisare. L’imma-
gine che negli anni ci siamo
fatti di lui era quella di un pigno-
lo (così lo vedeva anche la pubblicità,
ai primordi), di un uomo comune, di
un maniaco del dettaglio insignifican-
te. E invece la storia della sua vita stupi-
sce per intensità, colpi di scena, ric-
chezza di aneddoti: l’infanzia
newyorkese, la tata di colore Lucy, le
prime esperienze di lavoro a Torino, la
Resistenza, San Vittore, «La voce del-
l’America», Vittorio Veltroni, «Lascia o
raddoppia?», le sue numerose vallette,
la storia d’amore con Daniela. Pignolo
era pignolo, ma anche candido e alle-
gro: un «Forrest Gump» giustamente
baciato più volte dalla ruota della fortu-
na.
Ricco, straricco, Mike aveva paura
di tornare povero, di dover rinunciare
a una vita agiata, di restare solo. Per
questo pareva felice come un bambino
quando i concorrenti gli portavano dei
Padre della patria
Tre epoche
È stato veramente un «padre
della patria». A differenza
di alcuni suoi colleghi,
Mike ha interpretato il mestiere
con molto scrupolo, al limite
della meticolosità
Nessun presentatore al
mondo ha mai avuto un
simile privilegio: segnare
tre epoche, tre modi
di intendere lo spettacolo
sul piccolo schermo
meno: lo era, in maniera consustanzia-
le. Mike era dada perché non ha mai
tentato, facendola, di prendere le di-
stanze dalla tv, di distruggerla con la
pretesa di svelarne i meccanismi occul-
ti. No, lui ha operato sull’idea che noi
abbiamo della televisione. Ha ridotto
le sue frontiere rigide, ha abbassato le
sue altezze immaginarie, le ha sempre
assegnato un posto subordinato rispet-
to alle esigenze di chi la guarda. Solo
uno con una vita avventurosa poteva
costruirsi una seconda lunga vita televi-
siva: semplice nella sua assoluta com-
plessità.
Il mondo pacificato
Non parlava mai male dei
colleghi, come se vivesse
in un mondo pacificato le
cui uniche interruzioni
ammesse erano i
«consigli dalla regia»
Al cinema
Bongiorno ha recitato in diversi
film. Il suo debutto nel ’55 in
«Ragazze d’oggi» di Zampa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
150912729.026.png 150912729.027.png 150912729.028.png 150912729.029.png 150912729.030.png 150912729.031.png 150912729.032.png 150912729.033.png
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Mercoledì 9 Settembre 2009 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Mercoledì 9 Settembre 2009
Primo Piano
5
#
1924
❜❜
Allegriaaa! Turchetti, fiato alle trombe! Bene bene. Risposta esatta.
Colpo di scena! Dopo Rischiatutto, il quiz è morto
«Correte, è caduto». Il malore nella suite
Era con la moglie Daniela al Metropole di Montecarlo. «Lunedì a cena i primi sintomi»
DAL NOSTRO INVIATO
so la fortunata serie del Rischia-
tutto. Lunedì sera, però, men-
tre cenava al Bees Bar, in com-
pagnia di amici, aveva accusa-
to un malore. Erminio Giraudi,
imprenditore, era nel gruppo.
«L’ho visto giù di tono ri-
spetto al solito. Un pulcino ba-
gnato», racconta. È probabile,
quindi, che i coniugi Bongior-
no avessero deciso di anticipa-
re il rientro. Mike, però, non ce
l’ha fatta a tornare nella sua Mi-
lano. «Quando Daniela mi ha
chiamato, mi sono precipitato
al Metropole — spiega Giraudi
— con il cuore in gola. La spe-
ranza di trovarlo ancora vivo è
svanita subito». Adesso la sal-
ma del «leone» si trova in una
cella frigorifera dell’obitorio di
Montecarlo, la Societé Monega-
sque de Thanatologie, in rue Pa-
steur. I tre figli hanno raggiun-
to la madre Daniela che ha deci-
so di non far allestire nel Princi-
pato la camera ardente. Vorreb-
be riportare il suo Mike, al più
presto, a Milano. L’ambasciato-
re Franco Mistretta, buon cono-
scente dei coniugi Bongiorno,
si sta impegnando per ottene-
re, velocemente, la documenta-
zione necessaria per il nulla
osta.
A Montecarlo, Mike era co-
nosciuto ma non apparteneva
a quel gruppo di italiani che si
mettono in vetrina nei locali al-
la moda, ai tavoli del casinò.
«In tanti anni, non l’ho mai vi-
sto alla roulette», dice Ljuba
Rizzoli. Lui preferiva vivere al-
l’aria aperta, fare lunghe e rige-
neranti passeggiate. Frequenta-
va una cerchia abbastanza ri-
stretta di amici. Tra questi Otta-
vio Fabbri (figlio dell’editore
Dino) proprietario di una galle-
ria d’arte. A Montecarlo, i co-
niugi Bongiorno avevano ac-
quistato una bella casa, prospi-
ciente al ForumGrimaldi, dalla
società Engeco, fondata da Ste-
fano Casiraghi, il marito di Ca-
rolina di Monaco morto prema-
turamente. Qualche anno fa, in
seguito ad un furto, traumati-
co, preferirono darla in affitto
e trasferirsi all’hotel Metropo-
le. Luciano Garzelli, ammini-
stratore delegato di Engeco,
buon amico di Mike, dice: «Era
un indomabile, sembra impos-
sibile che se ne sia andato. Ma
la sua è stata una bella morte».
Marisa Fumagalli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MONTECARLO — «Una bel-
la morte». A Montecarlo gli
amici di Mike Bongiorno, addo-
lorati, attoniti («era uno splen-
dido indomabile»), dicono sen-
za falsi pudori che, «il più tardi
possibile», vorrebbero morire
come lui: senza soffrire, quasi
senza rendersene conto. L’infar-
to ha stroncato, in pochi secon-
di, il grande vecchio della tv ita-
liana. Così il leone, classe 1924,
ha lasciato la famiglia e i tele-
spettatori affezionati. Se n’è an-
dato ieri mattina, attorno alle
11 e 30, mentre preparava i ba-
gagli, nella sua camera dell’ho-
tel Metropole, per far rientro a
Milano. Con lui c’era la moglie
Daniela. L’ha visto barcollare e
accasciarsi, nel passaggio trop-
po repentino tra la vita e l’aldi-
là. L’ha preso tra le braccia,
sconvolta. Poi, ha chiamato
l’amico Erminio Giraudi («Vie-
ni, vieni qui, Mike è cascato»)
e il medico. Che è arrivato subi-
to, ma soltanto per constatarne
il decesso.
La notizia è rimbalzata nella
comunità italiana del capoluo-
go monegasco, dove Mike sog-
giornava di frequente, per bre-
vi periodi. Il presentatore si tro-
vava a Montecarlo per rilassar-
si un po’, prima di affrontare la
nuova avventura televisiva, un
quiz su Sky, che avrebbe ripre-
La passione sportiva
Boniperti: era uno juventino vero
amò la squadra di Sivori e Charles
Con la moglie
MILANO — È un’amicizia lunga sessant’anni, quella
che si è interrotta in queste ore. Era la Juve la passione
comune di Giampiero Boniperti e Mike Bongiorno. Il
racconto del presidente onorario bianconero: «Sono
ancora incredulo; Mike era una persona piacevolissima.
Uno juventino vero, senza dubbi e senza cedimenti:
sapeva soffrire, sapeva gioire. Lo era dai tempi dei
cinque scudetti consecutivi, quelli dal ’31 al ’35. La sua
prima Juve era quella di Combi, Rosetta, Caligaris, di
Luisito Monti e Orsi. Non ha mai cambiato idea,
nemmeno quando Berlusconi ha preso il Milan e altri
sono passati dal bianconero al rossonero. L’ho
conosciuto che ancora giocavo: lui era del ’24, io sono
del ’28. E forse la Juve dei miei tempi, con me, Sivori e
Charles è quella che ha amato di più. Perché
vincevamo, mentre lui conquistava l’Italia con Lascia o
raddoppia? Ma lui era anche un uomo di sport, non
soltanto di calcio. Una delle ultime telefonate era stata
per fargli i complimenti per gli spot con Fiorello.
Interista, ma bravo. E insieme erano troppo divertenti»
Un abbraccio sulla spiaggia per Mike e la moglie Daniela
Zuccoli, sposata a Londra nel 1972. Dal matrimonio sono nati
Michele Pietro Filippo, Nicolò e Leonardo (foto Liverani)
Tifoso «Numero 1» (foto Markanews)
Il presentatore «Mi faceva da guida per i nuovi negozi»
Fazio: la vita da inquilino
MILANO—«Sono sorpreso e confu-
so». La voce di Fabio Fazio non può
che essere mesta. «Mike è stato uno
dei grandi della tv, di quelli che, se
non ci fossero stati, si avvertirebbe la
differenza. È stato "la" televisione».
Il suo primo ricordo da telespetta-
tore?
«È legato a Rischiatutto e al gioco
in scatola che ne nacque: era il massi-
mo del gioco, era "giocare alla tv", ri-
cordo ancora il suono del cicalino...
Era uno dei primi oggetti che arrivava
dalla televisione che, per chi è nato ne-
gli anni Sessanta, era quanto di più
moderno ci potesse essere, sembrava
irraggiungibile, era il sogno di luoghi
inimmaginabili».
Che fine ha fatto la scatola?
«Andò persa, ma nel 1997 quando
Scheda
menti extratelevisivi. Fu un vero dizio-
nario del Mike Bongiornismo».
Siete stati anche vicini di casa...
«Per due o tre anni. Cercavo casa a
Milano e mia moglie ne parlò con Da-
niela, la moglie di Mike. Ci affittò un
suo appartamento due piani sotto il lo-
ro. Ci incontravamo spesso, lui mi ag-
giornava sempre quando apriva qual-
che negozio nuovo... "Hai visto Fabio
come siamo fortunati, hanno aperto
un nuovo supermarket qui vicino"».
Pagava puntuale, immagino...
«Io sono puntualissimo, sono un pi-
gnolo. In questo eravamo molto simi-
li».
Le raccontò della guerra?
«Ricordo quando una volta, a casa
sua, mi mostrò la cintura che aveva ad-
dosso quando uscì dal carcere di San
Vittore dove fu rinchiuso durante la
guerra: un punto vita strettissimo. Me
lo fece notare per farmi capire quanto
patì la fame. Mike Bongiorno non è
stato solo televisione. Ai giovani va ri-
cordato che è stato un testimone della
storia, della guerra e del dopoguerra.
Mike era storia ed è stato anche un’ico-
na pop a tutti gli effetti».
Anche a «Che tempo che fa» Mike
aveva raccontato la sua amarezza
per la fine del rapporto con Media-
set...
«Era molto amareggiato per quello
che era successo, ma era anche eccita-
to per la sua nuova avventura... Mi di-
ceva: "Faremo grandi cose. È una tv
meravigliosa, devi venire anche tu"».
L’ultima telefonata?
«Quattro giorni fa per dirmi che su
Raiuno andava in onda uno speciale
in cui c’eravamo anche noi due insie-
me. Gli ho detto: "Ma è tardi, a quel-
l’ora sono a letto"... Mi ha anche sgri-
dato: "Devi essere contento di ripren-
dere il tuo programma. Alla mia età io
ho più entusiasmo di te!"».
L’ospite
Mike fu ospite a
maggio di «Che
tempo che fa»
(Masterphoto) di
Fabio Fazio su
Rai 3. Parlò
dell’interruzione
del suo rapporto
con Mediaset:
«Da novembre
non mi hanno
più chiamato»
feci Anima mia con Sabina Ciuffini, lei
mi regalò una nuova scatola di Ri-
schiatutto , che poi mi sono fatto auto-
grafare da Mike».
Il primo incontro?
«Ho netto il ricordo di quello che,
tra i primi incontri, fu il più significati-
vo. Era per la trasmissione Milano-Ro-
ma (due personaggi ripresi nel corso
di un viaggio in auto da Milano a Ro-
ma, ndr ) una delle cose più belle —
non per merito mio — fatte in tv. Mi
diede un sacco di consigli, cosa fare in
tv, cosa non fare... ma anche suggeri-
La chiamata
Mike si disse
«triste» perché
Berlusconi non
lo richiamava:
«Eppure io ho
lasciato molti
messaggi... Mi
chiedo: cos’ho
fatto?». Poco
dopo l’intervista
Berlusconi gli
telefonò
R. Fra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
2009
due piani sotto di lui
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